tag:blogger.com,1999:blog-86701276261860372222023-07-15T15:49:19.151+02:00Adele dot. L'insostenubile: leggerezza dell'essereSushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.comBlogger63125tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-82433007336521962832013-08-29T16:16:00.000+02:002013-08-29T16:16:32.016+02:00Hai chiuso tutto?<div class="MsoNormal">
Io a volte mia madre non la capisco. Una madre normale
arriva fino a “Chiudi acqua, luce, gas e tapparelle”, la mia arriva fino a
“Tappa i lavandini”.</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-left: 0cm; mso-add-space: auto;">
«Hai
chiuso il gas?»</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; mso-add-space: auto;">
«Chiuso.»</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; mso-add-space: auto;">
«Staccato
la corrente?»</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; mso-add-space: auto;">
«Staccata.»</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; mso-add-space: auto;">
«Chiuso
l’acqua?» </div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; mso-add-space: auto;">
«Chiusa.»
</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; mso-add-space: auto;">
«Hai
tappato lavandino, vasca, bidet, lavabo?»</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; mso-add-space: auto;">
«Eh?»</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 0cm; mso-add-space: auto;">
«Devi
mettere i tappi, devi tappare tutto.»</div>
<div class="MsoNormal">
Ma perché? «Gli insetti», mi ha detto. L’ho chiamata solo
per dirle a che ora dovrà passare a prendermi in stazione, e mi ritrovo ad
ascoltarla mentre mi dice che se non usi l’acqua per tanto tempo, e quindi i
tubi restano vuoti e asciutti per giorni e giorni, è possibile che gli insetti
ci vadano a fare le loro passeggiate. Ed è possibile che, passeggiando
passeggiando, vadano a finire nel tubo del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tuo
</i>lavandino e arrivino nel <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tuo</i>
bagno, invitando i loro amici a stare nella <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tua</i>
casa.</div>
<div class="MsoNormal">
Non ci posso credere: insetti che risalgono i tubi fino al
quinto piano per venirsi a installare nei cessi degli altri. Roba da non
credere; ma nel dubbio, tappo tutto. </div>
<div class="MsoNormal">
Prendo la catenella con la paperella gialla da un lato e il
tappo dall’altro e chiudo la vasca; tiro la leva di bidet e lavandino, e il
tappo d’acciaio scende e si chiude. Vado in cucina e recupero il tappo di gomma
nera, quello che uso quando devo riempire il lavabo le sere in cui non ho
voglia di lavare i piatti e li tengo a mollo, illudendo la mia coscienza che
sia necessario temporeggiare così, al nobile scopo di eliminare lo sporco
impossibile. Chiudo, chiudo tutto. Poi chiudo finalmente il rubinetto generale
dell’acqua, ricontrollo per la centesima volta di aver chiuso il gas, stacco il
contatore della corrente e vado via, lasciando la casa buia e senza alcun tipo
di alimentazione, e dando alla porta un numero di mandate che credo non abbia
mai subìto nemmeno in fase di collaudo. </div>
<div class="MsoNormal">
Via dalla città, via dal lavoro, via dai problemi. Sarebbe
bello se queste cose andassero a braccetto sul serio; e invece i problemi me li
ritrovo comunque sul groppone, ma almeno non dovrò svegliarmi alle sei, cosa
che in realtà andrebbe anche bene, se non fosse che prima mi sveglio e prima
inizio a farmi seghe mentali perlopiù inutili. </div>
<div class="MsoNormal">
I giorni di ferie scivolano via come la stretta di mano
delle persone che incontro, nella costante fuga dal caldo, dalle orge sabbiose,
dal sole perennemente a picco, dalla musica perennemente di merda, dal rumore
perennemente troppo forte, dalla gente perennemente sovraeccitata e vestita
senza rispetto per la decenza e la propria conformazione fisica. </div>
<div class="MsoNormal">
Per reazione a questo chiasso, mi addormento ovunque, ed è così
che arriva il momento di tornare a casa. </div>
<div class="MsoNormal">
Sette mandate. Non avevo idea che fosse possibile darle,
sette mandate, a una porta che non proteggesse come minimo un caveau di banca. </div>
<div class="MsoNormal">
Mi accoglie il bagliore azzurrognolo della tv accesa nel
buio della casa sigillata. Come diavolo ho potuto lasciare la tv accesa prima
di partire? </div>
<div class="MsoNormal">
«Infatti l’ho accesa io.» </div>
<div class="MsoNormal">
Un urlo cavernoso, secco, breve mi esce dalla gola, come se
fosse lo schizzo sonoro di tutto lo spavento che si può provare nel rientrare a
casa propria e trovare un estraneo sul divano a guardare la tv. L’urlo dura
meno del necessario, perché non riesco più a esprimere coi suoni il terrore di
fronte al fatto che l’estraneo in questione è una blatta. Una blatta arancione
scuro, alta almeno un metro e sessanta. È seduta sul mio divano e le antenne
toccano i miei quadri, sembra che li stiano accarezzando. Se ne sta lì, con le
zampette incrociate. Seduta sul mio divano, porca vacca. È incredibile, ma sta
sorridendo. Come se il fatto di avere una blatta di sessanta chili sul divano
di casa non fosse già abbastanza incredibile. </div>
<div class="MsoNormal">
Mi sorride, e mi invita a sedermi con lei. Riprendo a
urlare. Lo so, è un po’ monotematica, come reazione, ma non riesco ad averne
altre. </div>
<div class="MsoNormal">
«Smettila di urlare, tanto non ti sente nessuno: è
Ferragosto.» </div>
<div class="MsoNormal">
Chiudo la porta alle mie spalle, per una specie di riflesso
istintivo alla parola “Ferragosto”, sinonimo di topi d’appartamento. Resto
accovacciata vicino alla porta, a due metri dal divano, a due metri dalla
blatta gigante che ci è seduta sopra. </div>
<div class="MsoNormal">
«Guarda che mica voglio farti del male, cara.» </div>
<div class="MsoNormal">
«Io ho chiuso tutti gli scarichi. Come hai fatto, ho chiuso
gli scarichi.»</div>
<div class="MsoNormal">
«Sono un po’ grande per gli scarichi, non credi?» </div>
<div class="MsoNormal">
Continua a sorridere, gioviale come un agente immobiliare,
ma con le antenne invece della cravatta. </div>
<div class="MsoNormal">
«Sono entrata dal water. Mica succede solo nei film, sai?
Sì, l’ho visto anch’io, quel <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Trainspotting</i>
lì, e per un pelo alla fine del film non sono stata schiacciata da un ragazzino
identico al protagonista.» </div>
<div class="MsoNormal">
«Schiacciata? Tu? Ma se sei enorme!» </div>
<div class="MsoNormal">
«Ehi, non alzare la voce, non è educato. E non darmi dell’
“enorme”, non è educato nemmeno questo. Non sono sempre stata così…com’è che ti
chiami?» </div>
<div class="MsoNormal">
Balbetto il mio nome, e in un moto assurdo di bon ton le
chiedo il suo. </div>
<div class="MsoNormal">
«Checcazzo.» </div>
<div class="MsoNormal">
«Ehi!» </div>
<div class="MsoNormal">
«No, dico, mi chiamo Checcazzo. Fin da quando ero piccola e
me la facevo fuori dai tombini, tutti quanti – appena mi vedevano – urlavano «Checcazzo!».
Quindi ho deciso di adottarlo come nome, così mi sento benvoluta e accolta da
tutti. Sai, del tipo «Ehi, Checcazzo!», così, con la “C” maiuscola. Se
t’imbarazza, comunque, puoi chiamarmi Checca e basta.» </div>
<div class="MsoNormal">
Una goccia di sudore freddo mi si forma al centro del petto
e scende lungo il torace, fino all’ombelico. La sento ghiacciarsi lì, raggiunta
presto da tante altre goccioline. Non riesco a smettere di guardare le sue
antenne, che accarezzano ancora i miei quadri. Intanto sta facendo oziosamente
zapping, si gratta quella che a occhio e croce dovrebbe essere la fronte, e
scaccia una zanzara. Con un’altra zampetta ancora, si accarezza la panza. Una
discreta panzetta che sembrerebbe frutto di anni di allegre bevute di birra. </div>
<div class="MsoNormal">
«Avanti, cos’è che ti spaventa tanto? Sei pallida come se
avessi visto la morte in faccia! Non pungo, non mordo, non sono velenosa, non ti
salto addosso – francamente non sei il mio tipo e mi fai anche un po’
schifo…insomma, cos’è che ti terrorizza, sei sudata. E quando sudate, voialtri
mi fate ancora più impressione, dio mio.» </div>
<div class="MsoNormal">
«Le antenne.» dico, tutto d’un fiato. Sbuffa, la blatta
Checcazzo, si guarda attorno, muovendo ancora di più quelle robe lunghe lunghe
e spaventose. Il panama; sta puntando il mio cappello. Si afferra le antenne,
le arrotola velocemente come se dovesse farsi uno chignon, e si infila il
cappello. </div>
<div class="MsoNormal">
«Ecco, non si vedono più: ti faccio meno paura, così?»</div>
<div class="MsoNormal">
È pur sempre una blatta. Di sessanta chili. Che parla. Però
ci sta provando, si sforza, anche se credo che – se dovessi sopravvivere a
quest’incontro – il panama lo brucerò. In ogni caso ricambio la sua buona
educazione con la bugia che sì, va un poco meglio, ora che (la blatta parlante
di sessanta chili che ha occupato casa mia) si è coperta le antenne col (mio)
cappello. </div>
<div class="MsoNormal">
«Adesso mi dici che ci fai qua? Perché sei così enorme e
tutto il resto?» </div>
<div class="MsoNormal">
«Ancora con questo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">enorme</i>!
Sono a dieta, non infierire, ti prego…» piagnucola, senza badare al fatto che
mi riferisco al suo essere oggettivamente grande, come insetto. Niente, ogni
volta che pronuncio la parola <i style="mso-bidi-font-style: normal;">enorme</i>
per lei è come se le stessi dando della chiattona. </div>
<div class="MsoNormal">
«Va bene, scusa…mi dici almeno che ci fai a casa mia?»</div>
<div class="MsoNormal">
Tira su col naso, usa una delle sue zampette per asciugarsi
le lacrime, si tocca di nuovo la pancia, imbarazzata, e riprende: </div>
<div class="MsoNormal">
«È così che deve andare, cara mia. Stiamo pian piano
prendendo il nostro posto. Andrà così: noi verremo a vivere in superficie,
diventando sempre più proporzionati all’ambiente…vedi, cara, così avresti
dovuto dire, “proporzionata all’ambiente”, non “enorme”. Comunque, dicevo, noi
verremo a vivere in superficie, e voialtri andrete a stare in strada e nei
tombini. Non credo vi adatterete molto, infatti sento già parlare di “fine del
mondo”, “apocalisse” e cose del genere. Ma per quel che ne so, potreste anche
cavarvela, eh: avete un po’ la tendenza a fasciarvi la testa ben prima di
cadere.»</div>
<div class="MsoNormal">
Stavolta inizio a piangere io, ed è uno schifo. Il sudore
freddo e le lacrime bollenti. Un cocktail al gusto panico di secrezioni schife
a temperature opposte. </div>
<div class="MsoNormal">
E quindi è così che andrà a finire. E a quanto pare sono la
prima a saperlo, dato che sullo schermo della tv ancora accesa c’è
l’inossidabile Paolo Limiti che racconta di quella volta che Marilyn telefonò a
chissà chi per confidare chissà quale segreto sui Kennedy. Se lo sapessero
tutti, adesso ci sarebbero edizioni straordinarie ovunque, e probabilmente
Bruno Vespa sarebbe già pronto col plastico delle fogne di Roma. </div>
<div class="MsoNormal">
L’apocalisse. Questi avevano pensato a terremoti,
inondazioni, incendi, computer rotti, cavalieri scesi da chissà dove, e invece.
Blatte. Arrivano loro, andiamo via noi. E non si sa come, dove, in quanto
tempo. E perché. Perché le blatte, porca vacca. </div>
<div class="MsoNormal">
«Senti…»</div>
<div class="MsoNormal">
«Dimmi, cara!»</div>
<div class="MsoNormal">
Eh, “cara”, certo... «Ma perché voi? Dico, perché le blatte
e non dei gattini, dei koala, dei maledettissimi pony? Eh?» </div>
<div class="MsoNormal">
«Ecco, cara, il fatto è che…non so se dovrei dirtelo. Beh,
al diavolo: il fatto è che loro vogliono così.»</div>
<div class="MsoNormal">
«<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Loro</i>? Loro chi?»</div>
<div class="MsoNormal">
«Sei sicura di volerlo sapere?»</div>
<div class="MsoNormal">
«Sì!»</div>
<div class="MsoNormal">
«Sei proprio titi titì?»</div>
<div class="MsoNormal">
«Eh?» </div>
<div class="MsoNormal">
«No, dico, sei titi titì, titi titì?» titì titì, titi titì,
titi titì, titi titì. </div>
<div class="MsoNormal">
Le sei. </div>
<div class="MsoNormal">
La sveglia. </div>
<div class="MsoNormal">
Checcazzo. </div>
<div class="MsoNormal">
Mi alzo e corro in salotto: sul divano non c’è proprio
nessuno e il panama è al suo posto sul tavolino. </div>
<div class="MsoNormal">
Vado in bagno per lavarmi il viso con l’acqua fredda. </div>
<div class="MsoNormal">
Prima, però, abbasso il copriwater. Per oggi l’apocalisse
può aspettare.</div>
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<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-48458938696999710912013-06-26T13:42:00.000+02:002013-06-26T13:42:42.561+02:00Inutile piangere (sulle uova rotte) - Omelette all'erba cipollina<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Piangere è un
brutto affare. Soprattutto d’estate. Se questo fosse davvero il migliore dei
mondi possibili come dicono, d’estate piangeremmo granite. Al gusto della
frutta che uno mangia. Mangi una fetta d’anguria, riguardi <i>Love story</i>, ti commuovi, e
piangi granite d’anguria. Sarebbe perfetto. Invece no, si piangono calde,
caldissime lacrime indipendentemente dalla stagione. E quindi d’estate è una
sofferenza amplificata, e si finisce col pensare che la frase “non ho gli occhi
per piangere” non sia poi così triste. A volte sarebbe davvero bello non avere
gli strumenti per farsi un pianto.
<o:p></o:p></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-Z1lJN_7SuUA/UcrKhUhYxVI/AAAAAAAAANA/XjqOkVrGdQs/s1600/Omelette+chiusa_B(L).jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-Z1lJN_7SuUA/UcrKhUhYxVI/AAAAAAAAANA/XjqOkVrGdQs/s320/Omelette+chiusa_B(L).jpg" width="213" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div style="text-align: center;">
Il contorno è una semplice insalata di </div>
<div style="text-align: center;">
valerianella - così CI DIAMO TUTTI UNA CALMATA - </div>
<div style="text-align: center;">
pomodorini, brunoise di sedano, e granella di nocciole.</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In molti casi, reprimere
lacrime, groppi in gola, magoni, non è salutare. Sfogarsi fa bene, se lo si fa
con discrezione: <b>"sincero è il dolore di
chi piange in segreto"</b>, diceva Marziale. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ma pure piangere
stanca. Allora ogni tanto è meglio sfogarsi in altro modo, mettendosi a
cucinare qualcosa di buono che non dia spazio alle lacrime. Ecco perché la
Natura, per farsi perdonare l'averci negato lacrime di granita, ci ha dato
l’<b>erba cipollina</b>. Un gusto delicato, dal sapore vicino a quello della cipolla,
ma senza alcun effetto collaterale sui nostri occhi: niente lacrime. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Quindi ne ho
tagliuzzata un po’ e l’ho messa in una ciotola con due uova, un po’ di sale e
pochissimo pepe bianco, e ho sbattuto il tutto con una forchetta. In un’altra
ciotola ho mescolato ricotta, gamberetti, un po’ di zucchina
grattugiata, (sale, pepe) e ancora un po’ d’erba cipollina. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ho messo su fuoco
medio una padella antiaderente unta d’olio extra-vergine d’oliva e – una volta
calda – ho calato il composto di uova e erba cipollina, assicurandomi che si
stendesse in maniera uniforme e piuttosto sottile. Quando era quasi del tutto
rassodato, ho sistemato su un lato il composto a base di ricotta, e ho chiuso con attenzione l’omelette a semicerchio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-eRHW-9-6YxQ/UcrKsiuHZaI/AAAAAAAAANI/2dGsJGn3Kx0/s1600/Omelette+aperta(L).jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="191" src="http://4.bp.blogspot.com/-eRHW-9-6YxQ/UcrKsiuHZaI/AAAAAAAAANI/2dGsJGn3Kx0/s320/Omelette+aperta(L).jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">I francesi dicono che <b>"il faut casser des œufs pour faire une omelette"</b>: bisogna rompere le uova, per fare un'omelette; per
quanto lapalissiano, è un ottimo promemoria di come – per ottenere molte delle
cose più buone della vita – si debbano affrontare sforzi, strappi, sacrifici, rotture. </span></div>
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<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">E se, quando la
state richiudendo, pure l’omelette vi si (s)<i>casse</i>, se proprio non vi riesce di chiuderla bene, non mettetevi
a piangere, e trasformate tutto in “uova strapazzate con ricotta, gamberetti e
verdure”. È buonissimo lo stesso. Non si piange sul latte versato, figuratevi se si piange sulle
omelette rotte. </span><span style="font-family: Adelle Regular;"><o:p></o:p></span></div>
Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-30029491288358070662013-06-20T17:53:00.000+02:002013-06-20T18:03:26.754+02:00J'accuse (o "In difesa del panzerotto")<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La libertà
d’espressione è una cosa sacrosanta. Ma è anche vero che ci sono confini che
non vanno superati. Perché se no, signora mia, si perde la bussola. Non è che
siccome puoi fare quello che vuoi, allora puoi spostare Greenwich di un
migliaio di km più a destra. O
disegnare le sopracciglia alla Gioconda con l’UniPosca. O metterti a vendere panzerotti in un fast food. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Non tutti sanno
cosa sia un panzerotto, ma questa è una piccola manifestazione d’apocalisse che
possiamo comprendere e financo limitatamente perdonare, purché vi si rimedi in
fretta. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">panzerotto</b> (detto in alcuni luoghi
anche <i style="mso-bidi-font-style: normal;">panzarotto</i>) non è semplice
cibo. Tecnicamente è un semicerchio di pasta ripieno di pomodoro e mozzarella
(nella sua variante classica) e poi fritto, oppure cotto in forno.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-c93p5_EV3j0/UcMjQ7oUrGI/AAAAAAAAAMM/wzCSzqgv-jA/s1600/Panzerotto+di+Ornellina.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-c93p5_EV3j0/UcMjQ7oUrGI/AAAAAAAAAMM/wzCSzqgv-jA/s1600/Panzerotto+di+Ornellina.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Monsieur il Panzerotto, preparato dalle amorevoli mani <br />
della signora <a href="http://ammodomio.blogspot.it/" target="_blank">Ammodomio</a></td></tr>
</tbody></table>
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ma il panzerotto
è molto più di questo: è un simbolo. Sono per metà pugliese e per metà campana,
so di cosa parlo. Il panzerotto è amore, è uno scrigno degno delle migliori
pagine di Proust. Quando addenti un panzerotto, vieni sommerso – oltre che
dalla colata lavica del ripieno – dall’essenza del Sud, dalle serate in
compagnia di amici o parenti a guardare le partite dei mondiali, dal ricordo di
quella volta che per ammazzare tutto il dolore niente fu più forte del
fritto,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e delle innumerevoli volte
in cui il filo della mozzarella calda è stato il segno tangibile e ustionante
del legame con le persone che ami di più, e dal ricordo della voce di nonna che
ti chiede se lo vuoi con la ricotta o senza, e tu rispondi “Tutt’e due”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per questo,
soprattutto, vacillo davanti alla trovata di uno dei più noti fast food del
pianeta, che per discrezione chiameremo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mc
Fonald’s</i>, che ha deciso di mettere sul mercato un abominio dandogli il nome
di <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Pizzarotto</i></b>,
deprecabile ibrido tra pizza e panzerotto. Il deprecabile ibrido, stando alle
recensioni, altro non è che una specie di schiacciatina con dentro infilati del
formaggio a pasta filata e salsa di pomodoro random. Senza scendere in dettagli
sulle proprietà gustative dell’oggetto, basta guardarlo per capire che tutto è,
fuorché un panzerotto. O una pizza. O una via di mezzo tra entrambi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il panzerotto vero
si impone con la sua statuaria semplicità, il suo nome deriva proprio da
“panza”, quindi è bello rigonfio, ti conquista con la sua bellezza piena e
carica di promesse. Il panzerotto è come Sophia Loren. Non è una soletta gialla
con accidentale contenuto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Non lo si prepara
tutto eoni prima, tenendolo chissà come in sospensione criogenica e
facendolo rinvenire al momento. Lo si prepara con amore, per l’impasto ci vuole
tempo, e solo all’ultimo si farcisce e si frigge. Lo si prepara <a href="http://ammodomio.blogspot.it/search?q=panzerotto" target="_blank">così</a>, ad
esempio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">E il panzerotto
vero non lo puoi mangiare seduto ai tavolini di un fast food. È tra le prime
cose che devi imparare quando arrivi a Bari, come si mangia il panzerotto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per evitare,
infatti, di essere sommersi dalla succitata colata lavica di ripieno di (vero)
pomodoro e (vera) mozzarella, è importantissimo assumere <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">la posa del panzerotto</b>: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
</div>
<ul>
<li><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;"><span style="font-size: 7pt;"> </span></span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;">in piedi</span></li>
<li><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;"><span style="font-size: 7pt;"> </span></span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;">gambe divaricate quanto l’ampiezza delle
proprie spalle</span></li>
<li><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;"><span style="font-size: 7pt;"> </span></span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;">panzerotto ben impugnato con entrambe le
mani e ben avvolto nella sua carta d’ordinanza (non importa che sia oleata o
no: col panzerotto tutto diventerà oleato, pure voi)</span></li>
<li><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;"><span style="font-size: 7pt;"> </span></span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;">schiena protesa in avanti di 20°</span></li>
<li><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;"><span style="font-size: 7pt;"> </span></span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;">inevitabile conseguente culo a papera</span></li>
</ul>
<!--[if !supportLists]--><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In questo modo
sarete certi di non essere feriti dal ripieno, di godere appieno
dell’esperienza del panzerotto, e soprattutto d’integrarvi perfettamente con
gli autoctoni. Soprattutto se vi lasciate coinvolgere nel consumo del <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">panzerotto al cofano</b>. Il panzerotto al
cofano è il rito secondo il quale si arriva sul posto in macchina, si
parcheggia, si comprano i panzerotti, e si consumano fuori dal locale. Siate
scaltri e non fatevi riconoscere come stranieri: siate pronti e sicuri di voi nel
sistemare il vassoio coi panzerotti sul cofano (perché il calore del motore appena spento li tiene
caldi) e la Peroni d’ordinanza sul tetto della macchina, così si tiene fresca e
l’altare guadagna completezza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mc Fonald’s</i> però cerca di farcelo piacere in tutti i modi,
questo scempio. Con delle foto promozionali bellissime. Ma forse a <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mc Fonald’s</i> sfugge che chiunque può
fotografare le cose (come stanno) e metterle poi in internet. Giudicate voi.<o:p></o:p></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/--Ho-YcC-JtU/UcMh6KKlo7I/AAAAAAAAAL8/y1QPtqk_hXI/s1600/PizzarottovsVerita%CC%80.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/--Ho-YcC-JtU/UcMh6KKlo7I/AAAAAAAAAL8/y1QPtqk_hXI/s1600/PizzarottovsVerita%CC%80.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">A sinistra, una foto promozionale del pizzarotto. A destra, una foto di com'è davvero (<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: start;">grazie all’eroico sacrificio di <a href="http://www.scattidigusto.it/2013/06/18/prova-del-nuovo-pizzarotto-di-mc-donalds/" target="_blank">Scatti di Gusto</a></span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: start;">).</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">E, infine,
giudicate un’ultima cosa. Il pizzarotto costa due euro.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Sorbillo, una
delle migliori pizzerie di Napoli (e dunque una delle migliori pizzerie del
mondo), fa pagare un autentico, pienissimo, lussurioso <i style="mso-bidi-font-style: normal;">calzone</i> (bello grande) quattro euro. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">E <b>Cibò</b>, uno dei
punti di riferimento del panzerotto barese, fa pagare un perfetto panzerotto
fritto tra 1 euro e 1 euro e 50. <o:p></o:p></span></div>
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<!--EndFragment--><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Voi, con cinque
euro in tasca, cosa fareste?</span><span style="font-family: Adelle Regular;"><o:p></o:p></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-occOwLJwjmQ/UcMkrphrXJI/AAAAAAAAAMc/vvfF1WkltEY/s1600/Ily+e+Marinellina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="http://1.bp.blogspot.com/-occOwLJwjmQ/UcMkrphrXJI/AAAAAAAAAMc/vvfF1WkltEY/s400/Ily+e+Marinellina.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(Le mie amiche già lo sanno)<br />
<br />
(ph. <a href="https://twitter.com/loulouaubergine" target="_blank">Simona Ardito</a>)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-40107926133885704722013-06-08T17:46:00.002+02:002013-06-08T17:56:39.761+02:00Cose divertenti che non farò mai più (?) - Quella volta che Bruce Springsteen voleva farci secchi<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per quale ragione
una sociopatica dovrebbe infilarsi in una bolgia di sessantamila persone, e un
pigro ostinato dovrebbe salire gradini e gradini per dieci minuti buoni e
ballare per tre ore e mezza? Una delle pochissime ragioni – se non forse
l’unica – per simili atti contro natura è la musica. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">È una lunga
storia, quella del rispondere sì al mio amico Sergio quando – sei mesi fa –
mi ha chiesto se volessi accompagnarlo al concerto di Bruce Springsteen, il tre
giugno, a San Siro. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-aHwEvMYtzJs/UbNTQiVye-I/AAAAAAAAAKw/8o23uyNxubM/s1600/Biglietti+Springsteen.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://4.bp.blogspot.com/-aHwEvMYtzJs/UbNTQiVye-I/AAAAAAAAAKw/8o23uyNxubM/s320/Biglietti+Springsteen.jpg" width="320" /></a></span></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">
</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Un <i>sì </i>che è diventato una delle <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><b>cose
divertenti che non farò mai più (?)</b></i>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per giorni
abbiamo controllato il meteo per il 3 giugno, e sembrava avrebbe dovuto essere
l’unico giorno di basse temperature e piogge abbondanti di tutta la settimana.
Esco di casa attrezzata, col mio bell’impermeabilino rosso, e un maglioncino in
borsa che-non-si-sa-mai, e naturalmente ci sono trenta gradi, e un sole che
spacca le pietre. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Poco male, penso. Finché non dobbiamo infilarci dentro la
metropolitana piena come fossimo a Tokyo, grazie al fatto che c’è anche un
provvidenziale sciopero dei mezzi pubblici e tutti hanno pensato di prendere
l’ultima metro disponibile per arrivare a San Siro. Che telepatia, questi
springsteeniani.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Forse non tutti
sanno che lo stadio Giuseppe Meazza non proietta un’ombra. Probabilmente ne
proietterà una durante tutto l’anno, ma il 3 giugno 2013, dalle sei alle sette
di pomeriggio, con una temperatura vergognosamente alta, e il sole che spacca le pietre di cui sopra esso no, non ha proiettato alcuna ombra. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In balia di tutto
ciò, in un raro momento di lucidità, decidiamo di cercare il nostro ingresso e
metterci in fila per entrare: almeno sugli spalti ci sarà ombra e potremo
sederci. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Dai, Sergio,
troviamo la coda della fila e iniziamo…”, dico percorrendo a ritroso un
serpentone lunghissimo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Finché non vedo
una faccia conosciuta. No, nessun componente della E Street Band è in fila per
entrare: semplicemente inizio a rivedere facce che avevo già visto in coda.
Dopo qualche secondo di smarrimento mi rendo conto che siamo davanti a un
classico esempio di coda che si morde la coda: questa fila è a forma di “8”,
non ha alcun senso e probabilmente questa gente morirà qui, aspettando di
entrare a San Siro in un torrido pomeriggio di giugno. Avendo posti numerati, per giunta, il che rende tutto ancor più insensato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Sarei morta lì
anch’io, se Sergio non mi avesse proposto qualcosa che è totalmente contro il
regolamento che ho affisso alle pareti della mia scatola cranica: saltare la
fila. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Per saltare una
chilometrica fila nonsense di springsteeniani in attesa sotto il sole occorrono: </b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
</div>
<ul>
<li><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;"> </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;">un paio di occhiali da sole con lenti
scure</span></li>
<li><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;"> </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;">una massiccia dose di faccia ignorante</span></li>
<li><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;"> </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;">un complice</span></li>
<li><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;"> </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: -18pt;">mappe, volantini, generici fogli di carta
da tenere in mano</span></li>
</ul>
<!--[if !supportLists]--><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Iniziate a
camminare con lentezza, assieme al vostro complice, verso metà dell’ultimo
troncone di fila prima dell’ingresso. Indossate i vostri occhiali scuri, la
vostra faccia ignorante, e fingete di leggere qualsiasi foglio di carta stiate
tenendo in mano. Guardatevi attorno come se l’ultimo vostro pensiero fosse la
fila. Ora accostatevi in maniera tangente alle persone in coda, ma non intrufolatevi
ancora. Siate pazienti e continuate per qualche metro a camminare tangendo la
fila, e ignorandola, scambiando chiacchiere col vostro complice e guardando da
tutt’altra parte. Quando siete arrivati quasi all’inizio della fila (è
importantissimo non tentare l’arrembaggio alla testa, sarebbe troppo palese e
verreste subito scoperti e cacciati in fondo), fate dei piccolissimi passi di
lato, inserendovi in uno spiraglio ampio a sufficienza e continuando a fare gli
gnorri. Questa è la parte più importante: non attentare alla testa, e
continuare a fare gli gnorri per un po’, come se foste finiti in fila
totalmente per caso e non ve ne importasse nemmeno poi tanto. Restate così,
ottusi e ignoranti, per qualche minuto ancora, e il gioco è fatto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Noi siamo stati
aiutati anche dal fatto di esserci piazzati davanti a dei francesi che
litigavano tra loro. Come padroni di casa, ci siamo anche sentiti in completo
diritto di metterci davanti a loro. Non ha senso, è un ragionamento molto
meschino, ma vi assicuro che al momento mi ha convinta a sedare ogni senso di
colpa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-q5g0aIOwZFE/UbNMxx77WpI/AAAAAAAAAKY/6IUi9NJSpBw/s1600/SanSiro.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-q5g0aIOwZFE/UbNMxx77WpI/AAAAAAAAAKY/6IUi9NJSpBw/s320/SanSiro.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il mio amico
Sergio è il tipo di persona che prende il motorino per fare due isolati. Nel
motivarlo a salire fino al secondo anello di San Siro mi sento come quando Duke
e Paulie motivano Rocky a spaccare la faccia a Ivan Drago. Ci sistemiamo
finalmente sui nostri bei seggiolini rossi numerati, e ci godiamo per un po’ il
colpo d’occhio sullo stadio che inizia a riempirsi in ogni ordine di posto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Quando Bruce
Springsteen arriva sul palco e inizia a suonare, ci metto poco a capire perché
lo chiamino “The Boss”. Io sarei collassata chiedendo pietà e cinque minuti di
pausa già dopo la terza canzone. Quello invece ci tiene vivi, attivi e felici
per tre ore e mezza. Tre ore e mezza senza fermarsi un secondo, senza annoiarsi
né annoiare, correndo, ballando, cantando, suonando, parlando, e zompando sui
pianoforti. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-IP2xnsFkm6o/UbNMaPTPLTI/AAAAAAAAAKQ/aeC5eE9mJ38/s1600/boss_springsteen_milano_san_siro_2013_fotogramma_12.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://1.bp.blogspot.com/-IP2xnsFkm6o/UbNMaPTPLTI/AAAAAAAAAKQ/aeC5eE9mJ38/s320/boss_springsteen_milano_san_siro_2013_fotogramma_12.jpg" width="320" /></a></span></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><o:p></o:p></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ok, sì, non zompa
più come dieci anni fa, è più un <i>salirci sopra in fretta</i>. Ma il signore in
questione ha più di sessant’anni. E dopo il concerto, e dopo la pantomima di
“Ok dai usciamo ancora e suoniamone altre”, esce ancora e suona<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>una versione potenzialmente fatale di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Twist and shout</i> e di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Shout</i>, tenendo in mano sessantamila
persone come fossero i suoi pupazzetti, facendoci fare quello che voleva,
ballare, saltare, cantare, stenderci a terra – con somma gioia di Sergio che, a
questo punto, è ridotto a un’ameba – e rialzare a fare i cretini per altri
venti minuti ancora. Voleva ucciderci, è chiaro.<br /><br /><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/jgyssylAeNA" width="560"></iframe>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br />Ma alla fine ha
avuto pietà di noi, e della povera E Street Band, che ha mandato a riposare per
poi tornare sul palco, da solo, a farci venire copiosi lucciconi con una
versione di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Thunder road</i> da brividi.
O forse era la febbre, non lo so. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Da San Siro si
esce vivi, per fortuna; gli springsteeniani mi sono sembrati persone carine.
Intere famiglie – tre generazioni tre – muovono imbambolate verso le uscite,
con le consuete file all’italiana, ovvero un imbuto di gente ammucchiata alla
bell’e meglio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">E se per arrivare
a San Siro ci abbiamo messo poco più di mezz’ora, camminata sotto il sole
inclusa, al ritorno pensiamo di prendercela comoda, e usare un bus ATM che ci
porti in metro e poi a casa. Risparmieremo tempo e fatica, abbiamo pensato,
scaltre faine. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per tornare a
casa ci ho messo due ore. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il bus dell’ATM (con
le sospensioni rotte, tanto per farci pure male, come se non bastassero la
folla e il caldo) altro non è che il set di un film horror, di quelli che
iniziano con un momento felice, tipo – che so – la fine di un bellissimo
concerto, e poi tutti salgono allegri sul bus, e poi capisci che l’autista è un
pazzo omicida che li sequestra tutti e non li fa mai più scendere e li tiene lì
a morire di caldo e di stenti fra atroci sofferenze. Ci tiene ostaggio per le vie di mezza Milano,
facendo inspiegabilmente il percorso più lungo per portarci alla metro
(“inspiegabilmente” si fa per dire: vuole ovviamente ucciderci), ulteriormente
rallentato dal traffico infernale del post-concerto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ottima idea stare
per ore sul bus della morte per evitare di camminare dieci minuti, ottima idea
davvero. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Con questa trovata
geniale, siamo riusciti a prendere una sola delle due metro necessarie a
tornare a destinazione, ma almeno ho fatto in tempo a vivere la fondamentale esperienza
di un francese ubriaco che ti si spalma addosso mentre tu cerchi di non toccare
nessuno perché sono tutti sudati da fare schifo (te compresa, ma mi concederete
che il sudore di un estraneo francese ubriaco mi faccia più schifo del mio). Ci
siamo dunque giocati l’ultima metro, e solo dopo una sana botta di zuccheri
fornita da provvidenziali caramelline gelée ritrovate in borsa, si è trovata la
lucidità necessaria a chiamare un taxi (che ovviamente aveva le sospensioni
rotte pure lui) che ci ha portato ai rispettivi letti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Sergio (al suo quindicesimo concerto di Springsteen) dice che
una fatica del genere non la farà mai più. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Io non lo so.
Magari la prossima volta mi porto più caramelle.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
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<br /></div>
Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-33617167351511600702013-05-22T17:58:00.000+02:002013-05-22T18:21:08.543+02:00Le polpette e l'immortalità dell'anima<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Quella del tritacarne è un'immagine che rende perfettamente un susseguirsi di avvenimenti forti, positivi o negativi che siano, che in qualche modo sconvolgono il nostro essere e ci fanno sentire storditi, fuoriposto, rasi al suolo, con le coordinate tutte scombussolate. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ma </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">non è necessariamente la fine di tutto; il tritacarne può essere anche un inizio. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Magari l'inizio di cose buone, come le polpettine alla vodka e aneto. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L'aneto fresco non è facilissimo da reperire, ma forse non tutti sanno che lo si può sostituire con l'erbetta che sta sui finocchi, perché hanno un sapore molto simile e quest'ultima è ben più semplice da trovare al supermercato.<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-6VqmzTfyDqs/UZztWayf_PI/AAAAAAAAAIY/Gq9ILd-CEwM/s1600/Aneto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="148" src="http://1.bp.blogspot.com/-6VqmzTfyDqs/UZztWayf_PI/AAAAAAAAAIY/Gq9ILd-CEwM/s320/Aneto.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gente che anela l'aneto.</td></tr>
</tbody></table>
</span><br />
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ma procediamo con calma, mettendo a bagno <b>160gr di pane raffermo sbriciolato</b> in <b>125ml di panna</b>, finché il liquido non sarà assorbito del tutto. Poi si aggiungono <b>350gr di manzo</b> finito nel tritacarne e <b>350gr di maiale</b>, anch'esso traumatizzato dal passaggio nel tritacarne. Si amalgama tutto con <b>un uovo</b>, <b>una cipolla</b> tritata finemente, un pizzico abbondante di <b>noce moscata</b>, sale, pepe bianco (e se volete aggiungere qualche altra spezia, tipo il timo, in piccola quantità, fatelo pure: siamo passati nel tritacarne, possiamo permetterci di tutto). </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Con questo bell'impasto amorfo si fanno delle polpettine molto piccole (diametro di circa 3cm) e si sistemano su una teglia foderata di carta da forno; ma non fatevi ingannare: non si mettono in forno, bensì in frigo, a riposare per almeno un paio d'ore. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nel frattempo, come al solito vi consiglio di guardare un buon film. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-7UYRVuobteY/UZzswbQx4VI/AAAAAAAAAIQ/YoxoC_bF7XY/s1600/pink-floyd-the-wall.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="220" src="http://1.bp.blogspot.com/-7UYRVuobteY/UZzswbQx4VI/AAAAAAAAAIQ/YoxoC_bF7XY/s320/pink-floyd-the-wall.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">We don't need no thought control, but we definitely need polpette</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Dopo il film, si scaldano in padella <b>un cucchiaio d'olio e uno di burro</b> a fuoco medio (preferibilmente non in padella antiaderente) e ci si cuociono le polpettine per quattro-sei minuti, finché non saranno ben dorate. Poi si tolgono dalla padella e si tengono da parte, guardandole per qualche secondo con moltissimo amore.</span><br />
<br />
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-u7f_gwf7tzI/UZzsa2n5KtI/AAAAAAAAAII/RZm6im7_jJs/s1600/Polpettine+in+salsa+di+vodka+e+aneto(L).jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://3.bp.blogspot.com/-u7f_gwf7tzI/UZzsa2n5KtI/AAAAAAAAAII/RZm6im7_jJs/s400/Polpettine+in+salsa+di+vodka+e+aneto(L).jpg" width="266" /></a><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tornando ben concentrati sul sughetto che si è formato in padella, si aggiunge ancora <b>un cucchiaio di burro</b> e <b>uno di farina</b> e si amalgama, versando anche <b>435ml di brodo di carne</b> (caldo) e <b>60ml di panna</b>, facendo spiccicare tutti i pezzettini di polpettine che sono eventualmente rimasti attaccati sul fondo. Per completare la salsina, si aggiungono <b>un cucchiaio e mezzo di aneto tritato</b> e <b>tre cucchiai di vodka</b>, mescolando in continuazione (magari con una frusta) fino a formare una succulenta cremina senza grumi. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ora facciamo tornare le polpette (coi loro succhi) in padella e lasciamole cuocere in questa salsa per una decina di minuti ancora, aggiungendo <b>altri due o tre cucchiai di vodka</b>. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Si guarnisce infine con altro aneto fresco. </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Sarà, ma secondo me non tutti i tritacarne vengono per nuocere. </span>Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-68442746562171707722013-05-01T21:24:00.002+02:002013-05-01T21:42:27.463+02:00Ma di lavoro che fai? <div style="text-align: right;">
<b><i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Che bello, fai la radio! Ma di lavoro che fai? </span></span></i></b></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: x-small;"><i>Frase tiracazzottoni che tutti quelli che lavorano in radio si sono sentiti porre almeno una volta nella vita.</i></span> </span></span></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Oggi è il primo maggio, <b>Festa del Lavoro</b>. E oggi è il mio primo giorno senza lavoro. Sì, perché - nonostante i luoghi comuni che indicano "Quelli che fanno la radio" come una manica di cazzeggioni - la radio era il mio lavoro. Ci ho campato (assieme ad altri piccoli lavori, perché <i>signoramia di questi tempi chi te lo dà uno stipendio che basti da solo ad arrivare alla fine del mese</i>) per anni. E, se qualche beo<span style="font-size: small;">ta</span> avesse mai avuto il dubbio che il lavoro in radio fosse meno valido o dignitoso di altri, posso mostrargli la mia lettera di licenziamento: se ti licenziano, vuol dire che sei un lavoratore. Un mantenuto difficilmente riceve il benservito con raccomandata a mano. </span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/JMu8Iw-xORY?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br />Molti hanno inveito contro questa giornata, all'urlo di <i>Festadellavorocosacheiononcellò</i>. <br />Io dico che serve, invece. Serve avere una giornata dedicata al lavoro (basta non chiamarla "festa", così i polemici a ogni costo possono andare a raccogliere ortiche e smettere di sfrantumarci i bosoni come fossero <span style="font-size: small;">O</span>ro <span style="font-size: small;">S</span>aiwa per la base di una cheesecake). </span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Dico che questo Paese ha bisogno di parlare di lavoro più che mai. Del lavoro che manca, del lavoro che logora, del lavoro che non viene pagato quanto vale, del lavoro che si perde, del lavoro che uccide. <br />Quando il lavoro uccide, si parla di "morti bianche", e io non ho mai ben capito perché si assegni un colore così candido a una cosa così sporca. Spesso si muore sul lavoro perché si sta in condizioni inumane, senza rispetto delle norme che - udite udite - esistono per tutelare i lavoratori, ma che - troppo spesso - vengono ignorate da chi ti dice "O così o niente"<span style="font-size: small;">, o</span> da chi pensa "O così o mi mandano via e io come campo". Uno si alza la mattina, va a lavorare per mantenersi in modo dignitoso, e poi muore. Cosa ci sia di <i>bianco</i> in questo, non l'ho capito mai. Nessuna morte è più nera della morte sul lavoro. </span></span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Qoh2YMrD0_c/UYFn4VADxkI/AAAAAAAAAFs/70mhY3kBAlQ/s1600/Cgil.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-Qoh2YMrD0_c/UYFn4VADxkI/AAAAAAAAAFs/70mhY3kBAlQ/s320/Cgil.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Vecchia, logora t-shirt sottratta all'armadio di mio padre</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Nessun lavoro è più nero di quello sottopagato, pagato sottobanco, non pagato. La colpa spesso è anche dei lavoratori, quelli troppo ligi alla causa, quelli che siccome il lavoro gli piace, <i>non fa niente se sto tre ore in più in ufficio senza farmi pagare lo straordinario</i>: e così la percezione che il tuo lavoro valga qualcosa va a farsi benedire. Lavorare gratis non è lavoro, è volontariato. Si può fare, è encomiabile, ma basta chiarirlo da principio. Il <i>lavoro</i> è quella cosa per cui io ti do il prodotto delle mie capacità, siano esse fisiche o intellettuali, e tu mi corrispondi una cifra adeguata allo sforzo. <br /><br />Purtroppo spesso si è vittime dell'essere malpagati rispetto alle proprie prestazioni, ed è come essere vittime della malnutrizione. Nonostante la fame, mangi quel che c'è, anche se è poco. Ma non per questo smetti di cercare modi per procacciarti cibo sufficiente. E dunque, non per questo si smette di cercare lavori che gratifichino la propria dignità, o di lottare perché tra fatica e soldi in tasca ci sia un rapporto non dico equo, ma che almeno non rasenti il ridicolo. <br />Lo si deve a noi stessi, prima di tutto, e poi a tutti gli altri lavoratori o aspiranti tali. Far rispettare la propria dignità è l'impegno necessario a tenere in piedi l'articolo 1 di quella Costituzione che troppo spesso si legge distrattamente, senza badare bene a quello che davvero dice. </span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://dl.dropboxusercontent.com/u/3514540/workforfree.jpg" target="_blank"><img border="0" height="353" src="http://2.bp.blogspot.com/-ARHfLWTvS6s/UYFo_CpRkRI/AAAAAAAAAF4/lzTjZ8ncJ1w/s640/shouldIworkforfree.jpg" width="640" /></a></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">E dunque, seppure avrei preferito contin<span style="font-size: small;">uare ad<span style="font-size: small;"> avercelo, un lavoro,</span></span> tra tutti i giorni in cui si poteva perderlo e iniziare a rimboccarsi ancora di più le maniche per cercarne un altro nonostante tutto, questo - forse - era il giorno più adatto. <br /><br /><i></i></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><i>N.<span style="font-size: small;">B. Il mio lavoro<span style="font-size: small;">, per inciso, era <a href="https://soundcloud.com/adelemecca/forse-non-tutti-sanno-che" target="_blank">questo</a>. </span></span></i></span></span>Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-7198797841754458362013-03-10T17:43:00.001+01:002013-03-10T17:47:09.843+01:00L'uovo (gentile) di Cracco<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-mQhverH1hGc/UTyyULNtDeI/AAAAAAAAAFA/HNFhgyHkNRs/s1600/Cracco.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="http://1.bp.blogspot.com/-mQhverH1hGc/UTyyULNtDeI/AAAAAAAAAFA/HNFhgyHkNRs/s320/Cracco.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il biglietto di scuse di Cracco ai clienti insoddisfatti. </td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">A quanto pare <a href="http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/03/10/foto/cracco-54207611/1/?ref=fbpr" target="_blank">qualcuno è rimasto scontento</a> del servizio nello sciccosissimo, scintillantissimo, costosissimo (aggiungete due o tre –issimo a piacere) ristorante di Carlo Cracco a Milano. A quanto pare, i clienti sono rimasti insoddisfatti anche della qualità del cibo, che è stato loro servito – per l’appunto – in modo <i>frettoloso e scortese</i>. Non sono ancora stata a cena da Cracco (ma sto aspettando l’ok della banca per il mutuo che ho chiesto per finanziare l’avvenimento), ma da quel che si vede sul <a href="http://www.ristorantecracco.it/" target="_blank">sito del ristorante</a>, il vero </span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">difetto è che le porzioni sono minuscole. Per capire appieno la bontà di una pietanza, occorrono almeno tre bocconi: uno per far acclimatare il palato, il secondo per studiare l’armonia degli ingredienti, e il terzo per abbandonarsi al piacere. Poi si gradirebbe continuare, certo. Ma le porzioni di Cracco non sembrano lasciar spazio a questa pratica; è come se volesse dirci che lui è un genio, e noi siamo dei fessi se non lo capiamo anche solo dall’odore del minuscolo raviolo che abbiamo nel piatto. </span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Anche questo, se ci pensate, è un po’ scortese. </span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-wecc6P4fmIg/UTyzFa32LDI/AAAAAAAAAFI/SJuqcEZ9yO0/s1600/Cracco+Parodi.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-wecc6P4fmIg/UTyzFa32LDI/AAAAAAAAAFI/SJuqcEZ9yO0/s320/Cracco+Parodi.jpg" width="230" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Benedetta Parodi totalmente in balia <br />
dei suoi ormoni al cospetto di Carlo Cracco.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Perciò, siccome Cracco sarà pure bravo, ma magari non ci sa coccolare come si deve, in attesa di scoprire la verità ci facciamo furbi e prepariamo per conto nostro una delle sue ricette. Perché tra i pregi di Carlo Cracco c’è che non è particolarmente geloso dei suoi segreti (sempre perché tanto lui è un genio a prescindere; tu puoi spiare quanto vuoi, non sarai mai figo come lui), e soprattutto il suo ricettario non è fatto interamente di cose improponibili come quelli di altri chef di cui non facciamo nomi (ok, Vissani. Non mi può mica querelare se penso che le sue ricette siano a dir poco “cosa cacchio hai messo in quel piatto smettila subito”: son gusti). <br />Questa ricetta è davvero un prodigio. Sembra una magia, sembra straordinariamente complicata, è fortemente d’effetto, fa riflettere sulla bellezza che si può ricavare dalle cose più semplici, mettendoci fantasia e cura. Ma in realtà è facilissima. Perché, diciamolo, Cracco dev’essere un gran paraculo. Per questo in fondo ci sta simpatico. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-xbj6iApmlPw/UTy1XAo6-KI/AAAAAAAAAFY/td4nsqhLpNk/s1600/Uovo+di+Cracco+-+Aperto+(L).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-3zgft1xL2no/UTyz91auwlI/AAAAAAAAAFQ/5w2V1iPzGtQ/s1600/Uovo+di+Cracco+%28L%29.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="212" src="http://3.bp.blogspot.com/-3zgft1xL2no/UTyz91auwlI/AAAAAAAAAFQ/5w2V1iPzGtQ/s320/Uovo+di+Cracco+%28L%29.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Bisogna solo separare il tuorlo di un uovo (molto fresco) dall’albume, e adagiarlo in una coppetta con del pangrattato, e poi ricoprirlo con altro pangrattato. Poi si mette la ciotola in frigo per un paio d’ore. Nel frattempo, Cracco va a umiliare due o tre concorrenti di <i>Masterchef</i>, voi fate qualcosa di più divertente. </span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"> Poco prima dello scadere delle due ore, preparate il contorno, saltando in padella degli spinaci, magari aggiungendo del bacon croccante, e del pane spennellato con l’albume avanzato e cosparso di semi di sesamo e poi tostato in forno. Le uova si accompagnano bene a un sacco di contorni. </span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-xbj6iApmlPw/UTy1XAo6-KI/AAAAAAAAAFY/td4nsqhLpNk/s1600/Uovo+di+Cracco+-+Aperto+%28L%29.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-xbj6iApmlPw/UTy1XAo6-KI/AAAAAAAAAFY/td4nsqhLpNk/s320/Uovo+di+Cracco+-+Aperto+%28L%29.jpg" width="213" /></a></span> </span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">A questo punto, si toglie dalla ciotola il tuorlo impanato con molta, molta cautela, e lo si cala nell’olio caldo, lasciandocelo per una trentina di secondi, finché non è ben dorato. Non va lasciato troppo, altrimenti si solidifica all’interno e la magia sparisce. </span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Servire tutto in modo figo e altisonante. Ma soprattutto con tanta <i>cortesia</i> e con estrema <i>calma</i>. È vero quel che si dice in quello spot: <i><b>certe cose non si possono comprare</b>.</i><br /> </span>Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-41885138555566708182013-02-27T13:51:00.003+01:002013-02-27T13:53:00.053+01:00I carciofi non sono persone orribili<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><i><span class="st"><i>"Vous ne risquez pas d'être un légume</i> puisque même un artichaut a du coeur!"</span></i></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><i><span class="st">Amélie Poulain </span> </i></span></span></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Una delle prime parole di cui ho imparato l'etimologia è <b><i>idiosincrasia</i></b>; il termine indica un'avversione istintiva per qualcosa o qualcuno. Una delle prime cose a cui ho applicato il concetto di idiosincrasia sono stati i carciofi. <br />Ostili, amari, spinosi, con la barba (gli manca solo una pipa per essere dei perfetti hipster), quell'aria di superiorità verso gli altri ortaggi motivata dal "Siamo così fighi che la gente ci compra lo stesso anche se per pulirci come si deve e renderci commestibili devi seguire un corso di sei mesi da Pai Mei". Ci siamo guardati in cagnesco per anni, i carciofi e io (perché sono sicura che anche io gli stavo antipatica allo stesso modo). A malapena ci siamo tollerati tramite il risotto (perché il risotto è il Kofi Annan della cucina, il risotto rende più amabile qualsiasi cosa: se conoscete qualcuno di insopportabile, buttatelo in una pentola con del risotto bello caldo; funziona). </span></span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-sMT7BfZTDgU/US3944_x_6I/AAAAAAAAAEg/YUKujDn0vd8/s1600/pai-mei-kill-bill-590x350.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="189" src="http://3.bp.blogspot.com/-sMT7BfZTDgU/US3944_x_6I/AAAAAAAAAEg/YUKujDn0vd8/s320/pai-mei-kill-bill-590x350.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr align="justify"><td class="tr-caption">Pai Mei controlla che Beatrix Kiddo abbia <br />
il coltello adatto a mondare i carciofi</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br />Poi, forse rabbonita dall'età che avanza, ho deciso di dargli un'altra possibilità. Cosa può succedere, ho pensato, che davvero i carciofi <i>sono persone orribili</i> e li butto via e non ci parliamo mai più? Pazienza. <br />Così mi sono lanciata in quest'impresa, ascoltando le voci nella mia testa che continuavano a cantare "<a href="http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=RkZC7sqImaM#t=30s" target="_blank">All we are saying is give carciofi a chance</a>". Voci, per altro, piuttosto insopportabili: avrei mangiato una ciotola di chiodi, pur di farle smettere. <br />Dopo lunghe sedute psicoanalitiche con chi mi ha consigliato di provarci, persone che mi hanno proposto mille modi di preparare i carciofi, ho deciso: siccome farli fritti era come barare (perché lo sanno tutti che <b><i>fritta è bòna pure la ciavatta</i></b>), ho pescato nei ricordi d'infanzia altrui, e ho trovato qualcosa che sembrava semplice e persino vagamente appetibile: <b>i fondi di carciofo alla veneziana</b>. <br />La prima cosa da affrontare è stata dover pulire i carciofi. Trasformarli da spocchiosi oggetti di design in coppettine verdi dall'aspetto commestibile; perché i fondi altro non sono che i carciofi mondati, sbarbati, e privati del gambo in modo che si reggano in piedi come delle simpatiche coppette. <br />Ho invocato il soccorso spirituale di (in ordine sparso): Madre, Beatrix Kiddo, San Nicola, Spongebob. </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br />"Mond<span style="font-size: small;">à</span>ti", si fa presto a dire "mond<span style="font-size: small;">à</span>ti"<span style="font-size: small;">: h</span>o indossato appositi guanti bianchi (o così, o cospargersi le mani di succo di limone, per evitare che si anneriscano: ma ricordatevi che il succo di limone brucia da morire anche su ferite che non sapete di avere), maschera da saldatore, tuta blu da metalmeccanico, e mi sono avvicinata con fare circospetto al nemico. Ho tolto le foglie esterne più coriacee, ho tagliato il gambo fino alla base, in modo che il carciofo si tenesse in piedi, e poi l'ho sbarbato, aiutandomi con un cucchiaino (se avete lo scavino per il melone, vi sbrigherete prima di me, ma non scoprirete le ultime frontiere dell'imprecazione). </span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-WQlHcv0IDCA/US3_WcQYaFI/AAAAAAAAAEs/pqyE3aotBQM/s1600/Fondi+alla+veneziana+%28L%29.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-WQlHcv0IDCA/US3_WcQYaFI/AAAAAAAAAEs/pqyE3aotBQM/s320/Fondi+alla+veneziana+%28L%29.jpg" width="213" /></a>Poi li ho messi in acqua acidulata con limone, e intanto ho fatto scaldare dell'olio in una padella con un po' di prezzemolo tritato e aglio (che si può togliere, dopo il soffritto); ho poggiato i carciofi nell'olio caldo e li ho fatti ambientare lì per qualche secondo. Poi ho coperto tutto con acqua e ho lasciato cuocere per una ventina di minuti a fuoco lento e col coperchio. <br />Dopo un po', tastando con la forchetta, ho sentito che il fondo era morbido (incredibile!), e ho lasciato cuocere senza coperchio per qualche minuto per far restringere ancora il liquido di cottura; in quel momento mi sono accorta che l'odore non era cattivo come temevo, e che - anzi - iniziavano a risvegliarsi ricordi anche della mia, di infanzia, perché della mia famiglia io sono l'unica che coi carciofi non aveva mai voluto avere a che fare. <br />Le vie che riportano ai giorni felici sono infinite, e mai avrei pensato di arrivarci a bordo di un fondo di carciofo. <br />Per la cronaca, ora stiamo facendo amicizia, ci sorridiamo quando ci incontriamo al banco verdure e stiamo pensando di provare a conoscerci meglio<span style="font-size: small;">;</span> non cercate l'<b>apocalisse</b> nella pioggia di rane<span style="font-size: small;">:</span> cercatela nel fatto che ho preso a mangiare carciofi.<br /><br /><br /><br /><br /></span></span>Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-34045187431280075472012-12-16T12:00:00.000+01:002012-12-16T12:03:34.066+01:00When anger shows<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Il vostro dio, se ne avete uno, vi preservi dal folle spettacolo della rabbia di chi non si arrabbia mai.<br />Più pericolosa di un bambino con un machete in mano è la rabbia di chi non si arrabbia mai.<br />"Mai", in fondo, è una parola stupida. Perché non esiste chi non si arrabbia veramente <i>mai</i>. C’è sempre, prima o poi, il momento in cui succede.<br />E chi non si arrabbia mai non se ne accorge; la rabbia si mischia con altri pensieri, altre preoccupazioni, dentro giorni di autobus troppo pieni, persone troppo scortesi, vita troppo precaria, mani troppo fredde, panni stesi in casa perché fuori piove, è buio, nevica, è umido, quell’umido – signora mia – che ti entra nelle ossa. Così fa la rabbia di chi non s’arrabbia mai. Si infila nelle ossa, e manda ogni tanto delle fitte. E chi non s’arrabbia mai non le riconosce, perché – giustappunto – non è successo mai. Dunque le ignora, quelle fitte, commettendo il più grande degli errori.<br />Così la rabbia cresce, monta dall’interno, finché non c’è più spazio.<br />E a quel punto la rabbia – oscena, gonfia, e livida – spacca le ossa, e le schegge finiscono ovunque: dentro lo stomaco, dentro la testa, dentro i polmoni, che non funzionano più, dentro le gambe, che non si riescono più a muovere; le schegge finiscono persino nel naso.<br />Si diventa mostri tumefatti, pericolosi, ma non cattivi: perché chi non si arrabbia mai vuole disperatamente essere curato, ché quando si arrabbia pensa di morirne. </span><br /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><object width="320" height="266" class="BLOGGER-youtube-video" classid="clsid:D27CDB6E-AE6D-11cf-96B8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=6,0,40,0" data-thumbnail-src="http://3.gvt0.com/vi/GB8bVqkqI_c/0.jpg"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/GB8bVqkqI_c&fs=1&source=uds" /><param name="bgcolor" value="#FFFFFF" /><param name="allowFullScreen" value="true" /><embed width="320" height="266" src="http://www.youtube.com/v/GB8bVqkqI_c&fs=1&source=uds" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true"></embed></object><br /><i> </i></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><i>It creeps all over you like a dull ache<br />Think of all the things your hands could make<br />It pulls you to the ground like soaking wet gloves<br />The change in your face when anger shows</i><br />Eccetera. </span>Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-8162925068856899862012-11-25T13:03:00.003+01:002012-11-25T13:04:59.713+01:00Le conseguenze dell'insonnia - Cannella prête-à-porter<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">C'è qualcosa di sbagliato, nella domenica; ne abbiamo parlato <a href="http://adeledot.blogspot.it/2010/11/domenica-e-sempre-domenica.html" target="_blank">già</a>, quindi siamo pragmatici e vediamo di salvarci. Capita che ti svegli male, perché hai dormito male, perché qualcuno si sta dormendo le tue ore di sonno al posto tuo, e tu rimani senza, a fissare lo spiraglio di luce grigiastra che arriva dalle persiane, sperando non diventi bianca troppo presto, sperando che - mentre ancora è buio - Morfeo arrivi e ti prenda con sé. Giorni interi a combattere contro una pseudo-narcolessia, e poi all'improvviso lei torna: l'insonnia di cui non avevi affatto sentito la mancanza. </span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/qjQfiCx5zMs?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></span></span></div>
<br />
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">La privazione del sonno si ripercuote anche nella vita diurna. Senti il corpo consumato, come un tronco d'albero rosicchiato ai lati da un castoro, e capisci bene che reggersi in piedi non è semplice. Ti senti derubato, perché quelle ore dovevi passarle a dormire, e durante il giorno non pensi ad altro che tornare a letto e affrontare di nuovo la sfida, e vincere, accidenti, riuscire a chiudere gli occhi per più di una manciata di minuti. Senti la testa affollata da un costante brusìo: quello delle voci che hanno iniziato a parlare al buio e che ancora non smettono di blaterare; e quello del rumore di fondo del tuo stesso stordimento. <br />E allora è ovvio che ti alzi male, già arreso a tutto. Già stanco di ogni tipo di azione e interazione, e per fortuna almeno oggi non si lavora. Servirebbe un dolce, ma la sola idea di setacciare la farina ti stanca. </span></span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-5HbiaA0_OGY/ULIHF5Z21oI/AAAAAAAAADU/Y3jPf3sPxUg/s1600/Cinnamon+rolls%28L%29.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="http://1.bp.blogspot.com/-5HbiaA0_OGY/ULIHF5Z21oI/AAAAAAAAADU/Y3jPf3sPxUg/s320/Cinnamon+rolls%28L%29.jpg" width="320" /></a></span></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: x-small;">(Sì, ho messo lo zucchero cannellato anche sullo yogurt.)</span></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Ma il dolce lo fai lo stesso, perché non ti va di arrenderti, non ti va di far vincere il lato oscuro, Luke, però non ti va nemmeno di pesare, setacciare, amalgamare, dosare. <br />Prendi delle fette di pane al latte - quello per i tramezzini - e le appiattisci un po' col matterello; poi spennelli del burro fuso su entrambi i lati, e cospargi uno dei due con una miscela di zucchero e cannella. Fai dei rotolini, ci metti su altro zucchero cannellato, e inforni per qualche minuto. <br />Pucciati nello yogurt, col contrasto caldo-freddo e dolce-acido, sono ancora più buoni.<br />Se solo Morfeo si lasciasse sedurre dai dolcetti.</span></span>Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-32104113886728943402012-09-29T16:32:00.000+02:002012-09-29T16:40:14.168+02:00Cedro (quasi)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Non sempre si può prevedere quando ci si sentirà pronti a <b>superare i propri limiti</b>. Non sempre si può prevedere quali saranno le conseguenze di questa operazione, né quali limiti si riusciranno a superare e quali no. <br />
Fatto sta che ogni tanto succede: prendi una tua debolezza, la guardi dritto negli occhi e l'affronti. Rendendoti conto che ce la puoi fare, e le conseguenze possono essere anche positive. Non vi sto a raccontare, ma fidatevi: ogni tanto, fate una cernita delle cose che proprio non riuscite a superare, fatevi coraggio, e impegnatevi a farcela. Spesso - prodigio! - ce la si fa. Potete scegliere di cominciare con limiti più piccoli, più facili, e poi affrontare via via le cose più grandi. <br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-kJZWaGNkT_U/UGb-HADdQ8I/AAAAAAAAACk/3JXHGQ5DAGA/s1600/Paolo-Limiti.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-kJZWaGNkT_U/UGb-HADdQ8I/AAAAAAAAACk/3JXHGQ5DAGA/s320/Paolo-Limiti.jpg" width="255" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Paolo Limiti, testimonial del superamento dei propri limiti dal 1936 (nessuno ha ancora superato, invece, i traumi provocati dalle sue cravatte).</td></tr>
</tbody></table>
Per uno strano caso della vita, i limiti grandi e piccoli che ho superato di recente hanno a che fare con <b>la <a href="http://www.youtube.com/watch?v=3l4dZIa8N0k">cedrata</a></b>, nettare dorato degli dei, a cui ho colpevolmente detto di no per troppi anni (ecco un piccolo limite che ho superato: assaggiandola, semplicemente, e amandola, subito). <br />
E allora volevo procurarmi dei cedri, perché se la cedrata è così buona, figuriamoci quanto dev'essere buono l'agrume, pensavo. E intanto pensavo anche a quanti altri blocchi ho superato da quando, matricola universitaria, mi sono affacciata al mondo. Quando, per molto, troppo tempo, mi sono nutrita solo di <b>spaghetti al tonno</b> perché erano la cosa più veloce e facile da preparare, ed erano buoni: cielo, se erano buoni! Ma li ho mangiati così spesso che poi, per un sacco di tempo, non ne ho voluto più sapere, né di spaghetti, né di tonno. <br />
Avrei voluto unire questi due pensieri, oggi, preparando degli spaghetti al filetto di tonno e zesta di cedro. <br />
Ma voi non potete capire quant'è difficile trovare dei cedri a settembre. Sul serio, ho trovato il Graal, i due liocorni, i droidi-che-stiamo-cercando, e ho pure incontrato Carmen Sandiego. Ma di cedri, nemmeno l'ombra. Alla fine, un'adorabile fruttivendola (Via Cardassi, sessanta e qualcosa, Bari) mi ha spiegato che non è proprio stagione. Fa niente che tutti vendevano frutta di serra e di dubbia provenienza tipo gli gnollofossi della Papua Nuova Guinea. Puoi avere anche le puffbacche, ma oggi non avrai cedri.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-WQQlWUNT0qo/UGcCgaxMTNI/AAAAAAAAAC8/vzRq2YPTD2Q/s1600/INTERVALLO+RAI.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="183" src="http://2.bp.blogspot.com/-WQQlWUNT0qo/UGcCgaxMTNI/AAAAAAAAAC8/vzRq2YPTD2Q/s320/INTERVALLO+RAI.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Qui ci andava la foto del cedro. Ci scusiamo per l'inconveniente, il post riprenderà al più presto possibile.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-j74RsupA8N0/UGcDm8TWa3I/AAAAAAAAADE/btVo7XSCJQ4/s1600/Spaghetti+al+filetto+di+tonno+con+sesamo+e+pomodorini(L).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="http://4.bp.blogspot.com/-j74RsupA8N0/UGcDm8TWa3I/AAAAAAAAADE/btVo7XSCJQ4/s400/Spaghetti+al+filetto+di+tonno+con+sesamo+e+pomodorini(L).jpg" width="266" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Quante cose al mondo puoi fare.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
E allora si fa un altro sforzo: si affronta il <b>piano B</b>. <br />
Il filetto di tonno l'ho tagliato a cubetti che ho poi passato nei semi di sesamo e saltato in padella con olio caldo (il tempo di dire "Ma guarda che carini questi semini di sesamo che restano attaccati ai cubetti di filetto di tonno!"). Li ho messi da parte, e nella stessa padella ho fatto cuocere per tre o quattro minuti dei pomodorini ciliegino tagliati in quattro parti. Ho aggiunto un po' di zucchero, per farli caramellare leggermente. Poi, mentre gli spaghetti erano in cottura, ho salato i pomodorini, spento il fuoco e unito i cubetti di tonno che avevo tenuto da parte. Ho scolato gli spaghetti al dente e li ho messi in padella (su fuoco vivace) a fare amicizia col condimento. Non male, ma chissà che la versione (totalmente diversa) col cedro non sia ancora più buona. Godere il momento: ecco un'altra cosa difficile. Ma si può imparare pure questo. Ho messo da parte i <i>chissà</i>, ho stappato una Tassoni, e non ci ho pensato più.<br />
<br />Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-9681456921305690052012-05-29T16:58:00.000+02:002012-05-29T17:06:17.704+02:00Rialzarsi col Parmigiano caduto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-p7AH-ZTiuDo/T8Tffo_oALI/AAAAAAAAAB4/n6GSWelymic/s1600/Terremoto-emilia.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="269" src="http://4.bp.blogspot.com/-p7AH-ZTiuDo/T8Tffo_oALI/AAAAAAAAAB4/n6GSWelymic/s400/Terremoto-emilia.jpg" width="400" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">La torre dell'orologio di Finale Emilia</span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;">Lo so che è una cosa naturale. Le placche si spostano, si scontrano e il pianeta cambia aspetto. Faccio schifo in geografia, ma fin qui ci arrivo anch'io. </span><span style="font-size: small;">Il fatto è che quando ci cammini, ci corri, ti ci sdrai, sulla terra, ti sembra più naturale che lei stia ferma e sia tu a muoverti. <br />Il terremoto mi terrorizza. È stato durante un terremoto che per la prima volta ho visto davvero la morte in faccia. Capii che non è vero che "vedi tutta la tua vita scorrere come un film"; non solo, almeno. Io, sempre come un film, ho visto la scena della mia morte: abbracciata a uno stipite, sepolta da casa mia assieme al cane. Perché la casa si scuoteva come se volesse scrollarmi via, e non finiva più, e io non sapevo nemmeno se stavo abbracciando il muro giusto, sapete: si fa presto a dire "portanti", ma quando ti balla la casa attorno, l'istinto non sempre funziona. Ti viene addirittura voglia di prendere le scale e uscire, ma poi in un nanosecondo ti ricordi che è sbagliato, e cerchi un tavolo sotto cui ripararti, o un muro, il famoso <i>muro portante</i>, che non dovrebbe crollare, o che comunque dovrebbe farti da riparo qualora crollasse tutto il resto. </span><br />
<span style="font-size: small;">E aspetti che passi. E non passa più. Il rumore non assomiglia a nient'altro; non assomiglia a un aereo, né a un tuono, né a una bomba. Se proprio deve somigliare a qualcosa, ricorda il rumore della pancia quando si ha molta fame, ovattato e amplificato milioni di volte. Il suono del ventre della Terra. Senti quel rumore, e alzi subito gli occhi verso un lampadario, che inizia a muoversi, e allora tu corri. E aspetti che passi. E non passa più. </span><br />
<span style="font-size: small;">Per giorni, al di là delle scosse d'assestamento vere, continui a sentire la terra muoversi sotto i piedi. <br />Lo so che è una cosa naturale. So anche che non è il terremoto a uccidere, ma le case costruite male. Io ho paura della terra che si muove sotto i piedi, sì, ma ho molta più paura quando succede mentre sono in una casa che non so come è stata tirata su. <br />Tante se ne stanno rovinando di case, in questi giorni, in una zona che ai terremoti nemmeno è abituata ("abituarsi" è una parola davvero impropria). Oltre alle case, e alle chiese, si stanno rovinando anche le fabbriche. </span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;">
<tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-nnk0iK6kA3g/T8Te4nAsO5I/AAAAAAAAABw/N6YXc5sFut4/s1600/parmigiano-caduto.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="238" src="http://3.bp.blogspot.com/-nnk0iK6kA3g/T8Te4nAsO5I/AAAAAAAAABw/N6YXc5sFut4/s320/parmigiano-caduto.jpg" width="320" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Le scalere di Parmigiano Reggiano cadute a causa del terremoto<br />
</span>
</td></tr>
</tbody>
</table>
<span style="font-size: small;">Tra queste, anche alcuni stabilimenti che producono cibo, come quelli per la stagionatura del Parmigiano Reggiano. </span><br />
<span style="font-size: small;">Tra i modi per aiutare le persone colpite dal terremoto c'è anche questo, quindi: comprare il loro cibo, il frutto del loro lavoro, per far sì che abbiano modo di rimettersi in piedi al più presto. Il coordinamento di quest'operazione è affidato a Coldiretti, trovate <a href="http://www.coldiretti.it/docindex/cncd/informazioni/414_%2012.htm">qui</a> tutte le informazioni.</span><br />
<span style="font-size: small;">Sappiate che il Parmigiano può essere usato in tantissime preparazioni (<a href="http://adeledot.blogspot.it/2012/04/amami-alfredo.html">qui</a> una). Oggi, d'impulso, ne ho comprato un bel po', come se potesse all'istante lenire il dolore di qualcuno a centinaia di chilometri di distanza. Se poi avete già una ciotola di formaggio grattugiato in frigo, consumatelo, per comprarne altro. Prendete una bella manciata di Parmigiano Reggiano grattugiato e distribuitela in una padella antiaderente calda, ricoprendone il fondo con uno strato non troppo sottile. </span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;">
<tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-ujoMPV-3_ZI/T8Tg9e_ptsI/AAAAAAAAACA/AvapugDt3-g/s1600/Cestino+di+formaggio%28L%29.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="http://4.bp.blogspot.com/-ujoMPV-3_ZI/T8Tg9e_ptsI/AAAAAAAAACA/AvapugDt3-g/s320/Cestino+di+formaggio%28L%29.jpg" width="320" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Un mini-cestino di Parmigiano con un assaggio di pasta</span></td></tr>
</tbody>
</table>
<span style="font-size: small;">Si scioglierà, formando una specie di crespella; prendetela con una spatola (e fate attenzione, perché scotta più dell'interno dei pomodorini del risotto di Fantozzi) e velocemente poggiatela su una ciotola capovolta, ricoprendola del tutto e sagomando bene la crespella (di nuovo: attenzione a non scottarvi!). </span><br />
<span style="font-size: small;">Lasciatela lì a raffreddare. Intanto nella stessa padella poggiate della pancetta finché non diventa croccante, e tenetela da parte. E poi, sempre nella stessa padella (ormai ebbra del grasso del formaggio e della pancetta) fate saltare dei pomodorini spaccati in quattro. Nel frattempo avrete cotto dei fusilli, che salterete assieme ai pomodorini. Intanto la crespella di formaggio si è raffreddata: staccatela dalla ciotola. Sì, potete dire "voilà" ad alta voce: avete ottenuto un cestino fatto di formaggio: metteteci dentro la pasta, guarnite con la pancetta croccante e poi mangiatevi pure il cestino. </span><br />
<span style="font-size: small;">Mangiando non potrete salvare una vita (a meno che non sia il vostro mestiere, allora mangiando vi terrete in forma per farlo meglio), ma potete contribuire a salvare il lavoro di tante persone.</span><br />
<br />
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>terremoto@coldiretti.it</b></span></div>Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-82420100185898327202012-05-13T17:24:00.000+02:002012-05-13T17:24:57.244+02:00In cucina con Madre<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-cjHcqWWoT30/T6_OzAFRcWI/AAAAAAAAABE/QiwmseL1BEM/s1600/Little+girl+cooking.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-cjHcqWWoT30/T6_OzAFRcWI/AAAAAAAAABE/QiwmseL1BEM/s320/Little+girl+cooking.jpg" width="306" /></a></div>
Oggi è la Festa delle Madri, e quindi anche la festa di Madre. È stata lei a insegnarmi a cucinare. Quindi tutti questi post partoriti ai fornelli sono a causa di chi ha partorito me. A ben vedere, anche io stessa sono qui a causa sua. Quindi, sapete con chi prendervela, insomma. <a href="http://2.bp.blogspot.com/-w1u0bZqC-6s/T6_QyghGpoI/AAAAAAAAABk/sXrMMVfvY-0/s1600/Fusi+di+pollo+al+pomodoro%28L%29.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a>Avevo circa otto anni, quando ho imparato a cucinare la prima cosa, e ho capito che mi piaceva farlo. I panini, la crema al mascarpone per il tiramisù, erano cose che facevo anche prima degli otto anni, ma non contavano. Per me cucinare era mettersi ai fornelli e armeggiare in modo misterioso con pentole, padelle, e casseruole. Anche se non sapevo assolutamente la differenza tra pentole, padelle e casseruole. <br />Così, quando Madre decise che ero abbastanza grande da stare vicino al fuoco con la sua supervisione senza rischiare di dare fuoco a tutta la casa, stabilì che potevo imparare a preparare il <b>risotto coi funghi</b>. <br />Uno si aspetterebbe qualcosa di più semplice, come un uovo al tegamino, ma forse non tutti sanno che il risotto è più facile di un uovo al tegamino, anche perché non corri il rischio di schizzarti con l'olio caldo. E poi, a pensarci dopo tanti anni, penso che fosse una scelta tattica: ero molto irrequieta, al tempo, e così mettermi ai fornelli a preparare qualcosa come un risotto che va costantemente rimestato e tenuto sott'occhio era un ottimo modo per tenermi buona almeno una mezz'ora. Le madri sono scaltre.<br />Il brodo lo preparava lei, e preparava insieme a me i funghi trifolati: li facevamo cuocere in padella con un po' di prezzemolo tritato. <a href="http://4.bp.blogspot.com/-OtooUPo9FIg/T6_QWdziY9I/AAAAAAAAABc/2EonpgzZ77o/s1600/Risotto+ai+funghi%28L%29.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://4.bp.blogspot.com/-OtooUPo9FIg/T6_QWdziY9I/AAAAAAAAABc/2EonpgzZ77o/s320/Risotto+ai+funghi%28L%29.jpg" width="213" /></a><br />Io facevo soffriggere un po' di cipolla tritata in una pentola e poi ci mettevo a tostare il riso. Sfumavo con un po' di vino e, quando era evaporato, aggiungevo un po' di brodo, <i>continuando a mescolare</i>. Quando il brodo si asciugava, ne aggiungevo altro e <i>continuavo a mescolare</i>. Ho scoperto che si poteva anche non mescolare <i>continuamente</i> soltanto dopo una ventina d'anni. Scaltra, Madre, scaltra davvero.<br />Verso la fine della cottura del riso, aggiungevamo i funghi, portavamo a termine la cottura, e dopo che Madre spegneva il fornello, mantecavo il risotto con un po' di Parmigiano grattugiato. <br />Così è iniziato tutto. <a href="http://4.bp.blogspot.com/-OtooUPo9FIg/T6_QWdziY9I/AAAAAAAAABc/2EonpgzZ77o/s1600/Risotto+ai+funghi%28L%29.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><br />Da allora ho imparato diverse cose, oltre al fatto che puoi anche non mescolare il risotto per tutto il tempo; tra queste, c'è fare il brodo da sola e trifolare roba per conto mio; ho imparato la differenza tra un risotto normale e uno <i>all'onda</i>, e altre cose che coi risotti non c'entrano. Ma Madre continua a essere fonte d'ispirazione, e non soltanto in cucina. <br />Così, per questo menu a tema "Madre", ho scelto come secondo l'ultima ricetta che le ho chiesto: quella dei <b>fusi di pollo al pomodoro</b>, perché me li prepara spesso quando torno a trovarla e sono così buoni che ogni volta le chiedo la ricetta, ma sistematicamente la dimentico dopo dieci minuti. <br />Le telefono qualche giorno fa per chiedergliela di nuovo. <br />"Ancora?"<br />"Eh, mi sono dimenticata come si fanno..."<br />"Ma è facile!"<br />"E lo so, ma metti che poi sbaglio qualcosa..."<br />"…"<br />"Vabbè, mi dici?"<br />"Allora, prendi i fusi di pollo..."<br />"Aspetta, ché devo scrivere!"<br />"..."<a href="http://2.bp.blogspot.com/-w1u0bZqC-6s/T6_QyghGpoI/AAAAAAAAABk/sXrMMVfvY-0/s1600/Fusi+di+pollo+al+pomodoro%28L%29.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://2.bp.blogspot.com/-w1u0bZqC-6s/T6_QyghGpoI/AAAAAAAAABk/sXrMMVfvY-0/s320/Fusi+di+pollo+al+pomodoro%28L%29.jpg" width="320" /></a><br />"Vai."<br />Sospira. Ride. Riprende, paziente. "Prendi i fusi di pollo..."<br />"Le cosce?" <br />"No! I fusi!"<br />"Eh, sono tipo cosce, no?"<br />"Sì, ma devi dire "fusi", se no ti danno un pezzo in più che a te non piace." <br />"Quindi tu mi stai dicendo che se passa una ragazza con delle belle gambe, per strada, la gente deve dire "Ammazza, che bei fusi"?"<br />Sospira di nuovo. "Esatto, "Che bei fusi". Scrivi. Fai rosolare i fusi in una padella antiaderente, senza olio, né burro, né niente..." <br />"Niente?!" <br />"Eh! Niente! Poi ci metti un po' di spezie, un po' di vino bianco, e fai evaporare…poi ci aggiungi i pomodori pelati, un po' di sale, e fai cuocere per una trentina di minuti a fuoco basso e possibilmente col coperchio." <br />"E basta?"<br />"Sì, tutto qua. Lasci a cuocere e non ci pensi più." <br />Le Madri hanno strani modi per dirti che ormai sei grande e non serve più incatenarti a un continuo rimestare per farti stare buona. E, nonostante questo, è bello sapere che quando hai bisogno di qualcosa, che sia una ricetta o altro, Madre c'è sempre, anche se glielo chiedi per la millesima volta.Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/17274325513092114472noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-82245696399567213082012-04-28T18:28:00.000+02:002012-04-28T20:56:35.930+02:00Il duca e la delfina<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-wt3NRipZQ7Y/T5wTUwwZQ4I/AAAAAAAAAWo/-oXAlREg-uQ/s1600/marie-antoinettte-1769-joseph-ducreux1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" src="http://3.bp.blogspot.com/-wt3NRipZQ7Y/T5wTUwwZQ4I/AAAAAAAAAWo/-oXAlREg-uQ/s200/marie-antoinettte-1769-joseph-ducreux1.jpg" width="138" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">La mia delfina preferita, </span><span style="font-size: x-small;">Maria Antonietta </span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;">Da sempre la Francia e l'Inghilterra sono in competizione. Per qualsiasi cosa: economia, letteratura, arte, e probabilmente se le danno di santa ragione pure negli spogliatoi dei campionati di curling. <br />Ma oggi noi metteremo insieme la Francia e l'Inghilterra. Nel piatto. E zitte tutt'e due. <br />Per la Francia, abbiamo le <b>pommes dauphine</b>. Si chiamano così perché sono dedicate alla delfina, che altri non è che la moglie dell'erede al trono di Francia: il delfino, appunto. <br />Le patate dauphine sono una variante delle patate duchesse, con l'aggiunta di pasta choux all'impasto. <br />Bisogna lessare le patate e schiacciarle; poi si aggiungono sale, noce moscata, burro a tocchetti, uova e - volendo - Parmigiano. Le quantità devono essere regolate in modo tale che il risultato assomigli a un puré. <br />La pasta choux, invece, si fa così (a noi serve cruda, lasciate perdere la parte in cui la signora Giallozafferano spiega come cuocerla).</span></div>
<div style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/38c7XNJtU1s?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe><br />
<span style="font-size: small;"><br />Unite il puré alla pasta choux; poi si possono fare sia dei bigné da cuocere in forno per 20 minuti a 190°, sia delle crocchettine da friggere in abbondante olio. </span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-vr3f_dkPU1k/T5wUUtVmymI/AAAAAAAAAWw/VfJKohGtla8/s1600/Pommes+dauphine%28L%29.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="193" src="http://1.bp.blogspot.com/-vr3f_dkPU1k/T5wUUtVmymI/AAAAAAAAAWw/VfJKohGtla8/s320/Pommes+dauphine%28L%29.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pommes dauphine, al forno e fritte</td></tr>
</tbody></table>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-fH881PTHe8c/T5wVD-Sa_cI/AAAAAAAAAW4/e-axosqg5bc/s1600/DukeWellingtonJamesLonsdale_boots.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-fH881PTHe8c/T5wVD-Sa_cI/AAAAAAAAAW4/e-axosqg5bc/s1600/DukeWellingtonJamesLonsdale_boots.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Duca di Wellington in un ritratto <br />
di James Lonsdale del 1815: <br />
indossa i "suoi" stivali</td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;">La parte inglese del pranzo è il <b>filetto Wellington</b>. Sì, come il duca di Wellington. Sì, quello che contribuì alla più grande sconfitta di Napoleone, nel 1815, che è diventata la sconfitta per antonomasia: Waterloo. <br />Si dice che il duca di Wellington (nato Arthur Wellesley) non fosse una buona forchetta, anzi, pare fosse proprio il tormento di molti cuochi che non ricevevano mai da lui alcuna soddisfazione. Ma un giorno gli fecero un filetto di manzo in crosta di pasta sfoglia con paté di funghi, prosciutto e senape inglese: quello sì, lo convinse. E il duca sembrava non voler mangiare altro. Un'altra leggenda, invece, racconta che il piatto - prima di essere fatto a fettine - assomigli molto a uno stivale Wellington. Sì, perché il duca ha dato il suo nome anche a degli stivali. <br />Sembra che il vecchio Arthur disse al suo calzolaio di fiducia di modificare i classici <i>Hessian boots</i> in voga al tempo. Il risultato fu un paio di stivali non molto adatti alla battaglia, ma perfetti come stivali da sera. Da allora quegli stivali portano il nome del duca. <br />Che sia per gli stivali, che sia perché non gli piaceva mangiare quasi niente, il filetto Wellington è diventato uno dei piatti forti della cucina inglese. <br />Si prende un filetto di manzo e lo si passa nell'olio d'oliva caldo, da tutti i lati, per sigillare la carne affinché resti tenera e non perda i suoi succhi. Poi si puliscono e si frullano i funghi; si passa la purea in padella senza aggiungere nulla, finché non perde tutta l'acqua. <br />Si stende un foglio di pellicola, lo si copre con uno strato di fette di prosciutto di Parma, ci si spalma su la purea di funghi e ci si poggia sopra la carne cosparsa di senape forte. <br />Si arrotola il tutto, lo si stringe bene nella pellicola, e lo si fa riposare una ventina di minuti in frigo. <br />Nel frattempo potete metter su un po' di musica. </span><br />
<br />
<span style="font-size: small;"> </span><object class="BLOGGER-youtube-video" classid="clsid:D27CDB6E-AE6D-11cf-96B8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=6,0,40,0" data-thumbnail-src="http://2.gvt0.com/vi/Sj_9CiNkkn4/0.jpg" height="266" width="320"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/Sj_9CiNkkn4&fs=1&source=uds" />
<param name="bgcolor" value="#FFFFFF" />
<embed width="320" height="266" src="http://www.youtube.com/v/Sj_9CiNkkn4&fs=1&source=uds" type="application/x-shockwave-flash"></embed></object><br />
<span style="font-size: small;"><br />Dopo di che, si toglie la pellicola e si avvolge il filetto-prosciutto-purea nella pasta sfoglia, che cospargeremo poi con dell'uovo. Si cuoce, infine, in forno per una quarantina di minuti a 200 gradi. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-MS-ji-dEpyY/T5wWdndm5SI/AAAAAAAAAXI/JjEn7jdx9qQ/s1600/Wellington+beef%28L-cut%29.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-MS-ji-dEpyY/T5wWdndm5SI/AAAAAAAAAXI/JjEn7jdx9qQ/s320/Wellington+beef%28L-cut%29.jpg" width="69" /></a></div>
<div style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;"><br />Uno che sul filetto Wellington (e non solo) la sa lunga è lui. </span></div>
<div style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span><object class="BLOGGER-youtube-video" classid="clsid:D27CDB6E-AE6D-11cf-96B8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=6,0,40,0" data-thumbnail-src="http://0.gvt0.com/vi/KfM_7uwH_Jw/0.jpg" height="266" width="320"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/KfM_7uwH_Jw&fs=1&source=uds" />
<param name="bgcolor" value="#FFFFFF" />
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<span style="font-size: small;"><br /></span><span style="font-size: small;"><b>Nota importante: IL MACELLAIO</b> </span><br />
<span style="font-size: small;">Sembrerà ovvio, ma per il filetto Wellington è fondamentale il filetto. </span><br />
<span style="font-size: small;">Bisogna andare dal macellaio uno o due giorni prima e chiederglielo, affinché ce lo metta da parte, e non ci faccia trovare "Questo delizioso filetto <i>a fettine</i>, signorina", o non ci dica "Ma guardi che il lacerto <i>è uguale</i>". Perché no, signora mia, del filetto a fettine non me ne faccio niente e il lacerto non è affatto <i>uguale</i>. Se no si chiamava filetto. <br />La specie Macellaio è un concentrato dell'intera specie umana: ci sono alcuni buoni esemplari, ma tendenzialmente conviene <a href="http://honeybird.bandcamp.com/track/dont-trust-the-butcher" target="">non fidarsi</a> mai troppo alla leggera. <br />Tu devi andare dal macellaio, guardarlo dritto in faccia e dirgli cosa vuoi. Anche se non lo sai veramente bene, tu devi fingere di saperne quanto lui, se no sei spacciato. E finisce che ti rifila 26 kg di fettine da fare panate. </span></div>
<div style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/jtY6cvwEGls?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-64933058279111489532012-04-25T17:00:00.000+02:002012-04-25T17:00:04.102+02:00La verità, vi prego, sulla Barbie - Barbie Pubblico Parlante<style>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-style: italic;">La vera storia, a puntate, dietro le Barbie di dubbia fattura.<br />Sono state messe sul mercato con un nome e una storia. Ma la verità è un'altra.<br />Sarò il Roberto Giacobbo dei vostri balocchi.</span><span><br /></span> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-n_fXGSv9egk/T5gPkA4sCOI/AAAAAAAAAWc/ogBBRNvEccc/s1600/Barbie+Pubblico+Parlante+%28Barbie+Pink+Modern%29.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-n_fXGSv9egk/T5gPkA4sCOI/AAAAAAAAAWc/ogBBRNvEccc/s320/Barbie+Pubblico+Parlante+%28Barbie+Pink+Modern%29.jpg" width="168" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;">Voi la conoscete come Barbie Pink Modern, ma anche questa
volta la verità è un’altra. Dovreste rendervene conto da soli, dalla sobrietà
dell’outfit e dalla tonalità di biondo. Essa è Barbie Pubblico Parlante. Ne
trovate diverse versioni in carne e ossa ammonticchiate sui
gradini dell’arena di <i>Uomini e Donne</i>
ogni pomeriggio dentro al vostro televisore. Sì, anche se l’avete pagato
migliaia di paperdollari, dentro al vostro televisore c’è comunque Maria De
Filippi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;">Voi non lo sapete perché l’outfit attira tutta la vostra attenzione,
ma Barbie Pubblico Parlante ha un tasto nascosto sul fianco; se lo pigiate,
sentirete le espressioni tipiche del pubblico parlante di <i>Uomini e Donne</i>: “Falzo”, “Buggiardo”, “Mastaizzitta”, “Tu sei qui
solo per le telecammere”, “No, cioè, ti prego, cioè, Maria ma stiamo scherzando”,
“Posso parlare? Mi fai pa…mi fai parlare?”, e “Maria scusate!”. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;">Barbie Pubblico Parlante è dotata di borsa e occhiali
finto-Gucci da tenere perennemente in testa in luogo di un più adatto frontino.
</span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-qARQMBiDqPQ/T5gO6HSF-JI/AAAAAAAAAWU/cTghVE3vCxQ/s1600/uomini-e-donne-maria-de-filippi.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="261" src="http://1.bp.blogspot.com/-qARQMBiDqPQ/T5gO6HSF-JI/AAAAAAAAAWU/cTghVE3vCxQ/s320/uomini-e-donne-maria-de-filippi.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; font-size: x-small;">Maria De Filippi, bionda, e alcuni esemplari di Pubblico Parlante. Biondi.</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;">I capelli color biondo punto 5 sono approvati dalla LFM (Lega dei Figuranti
di Maria) a fedele riproduzione della tinta usata dalle signore Paola, Daniela e
compagnia bella. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
<span style="font-size: small;">Barbie Pubblico Parlante ha le ginocchia snodate per sedere
perfettamente sulle gradinate degli studi tv Mattel ed è dotata di una piccola
pedana rosa che funge da amplificatore per le sue invettive. </span></div>Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-9280576658357014822012-04-14T15:57:00.000+02:002012-04-14T15:57:12.421+02:00Amami, Alfredo<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-NZC1TeMmAoc/T4l98XJqJ1I/AAAAAAAAAWE/mp2gcAImmtg/s1600/Ristorante+Alfredo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="316" src="http://3.bp.blogspot.com/-NZC1TeMmAoc/T4l98XJqJ1I/AAAAAAAAAWE/mp2gcAImmtg/s320/Ristorante+Alfredo.jpg" width="320" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Alfredo di Lelio davanti al suo ristorante in Via della Scrofa a Roma.</span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Le fettuccine Alfredo. </span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Se pensate di avere nel piatto soltanto della pasta al burro e parmigiano, vi sbagliate. Perché le fettuccine Alfredo vengono da molto lontano, e parlano di due cose che sembrano molto lontane ma che troppo spesso si toccano: l'amore e la sofferenza. </span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">L'amore è quello di Alfredo di Lelio per una moglie inappetente. La sofferenza è quella di entrambi: del corpo della signora di Lelio e del cuore di Alfredo nel vederla sfiorire. </span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><b><i><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Roma, 1914.</span></i></b><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">La signora Ines ha appena dato alla luce Armando (secondo altre versioni della storia, sarebbe incinta di Armando), e ha perso completamente l'appetito; è molto debole. Alfredo, proprietario di un bel ristorantino in Via della Scrofa, le prova tutte; ma nessuno dei suoi manicaretti riesce a sedurre la moglie. Preso dal più cupo sconforto, pensa di proporle un piatto semplice, ma potenziato; non delle semplici fettuccine al burro, ma delle fettuccine con molto burro (raddoppia la dose) e molto parmigiano, amalgamati in una sorta di crema. Un'idea semplice, ma evidentemente geniale: Ines finalmente ricomincia a mangiare; va matta per questo piatto, per la cremosità del condimento, per il sapore del burro e del formaggio, tanto da chiedere al marito di aggiungere le fettuccine al menu del ristorante. </span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><b><i><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Roma, 1927.</span></i></b><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Douglas Fairbanks e Mary Pickford, star del cinema muto di Hollywood, sono in luna di miele a Roma. Si fermano a mangiare al ristorante di Alfredo e s'innamorano all'istante delle sue fettuccine, così come accade a George Rector, ristoratore di New York, che ne tesse le lodi nella sua rubrica sul Sunday Evening Post.</span></span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Alfredo doesn’t make fettuccine. He doesn’t cook it. He achieves it. […]</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Alfredo’s fettuccine is poetry. </span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><i><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">(Alfredo non fa le fettuccine. Non le cucina. Le ottiene. […] Le fettuccine di Alfredo sono poesia.)</span></i></span></blockquote>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">È così che le fettuccine Alfredo sbarcano negli Stati Uniti e rendono il signor di Lelio famoso in tutto il mondo.</span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"> </span></span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-PSEizZemRRo/T4l-XAnkasI/AAAAAAAAAWM/2JSC8wYINA8/s1600/Alfredo+di+Lelio.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-PSEizZemRRo/T4l-XAnkasI/AAAAAAAAAWM/2JSC8wYINA8/s320/Alfredo+di+Lelio.jpg" width="257" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Alfredo di Lelio</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-f-Ju-75MORA/T4l9TW0Wt3I/AAAAAAAAAV0/gWddHt9DVKQ/s1600/Fettuccine+Alfredo%28L%29.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-f-Ju-75MORA/T4l9TW0Wt3I/AAAAAAAAAV0/gWddHt9DVKQ/s320/Fettuccine+Alfredo%28L%29.jpg" width="213" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><i>Amami quanto io amo le tue fettuccine...</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Sono facili da preparare, il trucco è essere veloci. </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Per 4 persone - Alfredo, Ines, Armando e noialtri.</span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">200gr di burro</span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">400gr di fettuccine all'uovo</span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">200gr di Parmigiano grattugiato </span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">3/4 di tazza di acqua di cottura della pasta</span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Mentre le fettuccine cuociono (attenzione, ci servono al dente), taglio il burro a tocchetti piccoli e lo metto in un grosso piatto, possibilmente caldo. Metto da parte l'acqua di cottura e, dopo aver scolato le fettuccine, le adagio sul burro, mettendoci su immediatamente anche il formaggio e un po' di acqua della pasta. </span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Continuo a girare, pensando a quanta speranza e quanto amore ci ha messo Alfredo la prima volta, per Ines, per suo figlio, perché - come diceva Elsa Morante - la frase d'amore più vera, l'unica, è "Hai mangiato?". </span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Intanto si è formata una crema profumatissima che abbraccia tutte le fettuccine. È pronto. </span><br style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;" /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Una versione più veloce ancora prevede che si metta a scaldare in padella il burro insieme all'acqua della pasta e poi si facciano saltare le fettuccine nel liquido ottenuto, aggiungendo il formaggio e mantecando su fuoco medio-basso il tutto, finché non si forma la crema. Ci vogliono un paio di minuti. Il tempo di cantare un'aria d'opera.</span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/3JE4mIB54mI?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span><br />
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"> </span><br /> <br /></span>Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-18523131747377798592012-04-12T21:38:00.011+02:002012-04-12T22:15:07.436+02:00La Puglia migliore<a style="font-family: georgia;" href="http://2.bp.blogspot.com/-Ht-evaTwPyA/T4cz26nxKeI/AAAAAAAAAU0/tTi44WpxTJ8/s1600/Cittadino_Onorario_by_Sushiko_M.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 214px; height: 320px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-Ht-evaTwPyA/T4cz26nxKeI/AAAAAAAAAU0/tTi44WpxTJ8/s320/Cittadino_Onorario_by_Sushiko_M.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5730606069394254306" border="0" /></a><span style="font-family:georgia;">La Puglia migliore. Uno slogan a effetto che si infila dritto dritto in testa come un tormentone da Carosello, tipo "Bianco che più bianco non si può" e "Se ti piace la frutta, mangiatela tutta". Il prodotto, però, non è un detersivo, né un elisir per le vostre merendine: è una </span><span style="font-family:georgia;">regione intera. Con il suo sole, il mare, il suo vento, il suo cibo, il suo vino, la sua creatività e i suoi talenti.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Così è iniziato tutto, più o meno (qualcuno di voi è già lì col ditino-Flanders a dirmi che non è iniziata esattamente così; ma dobbiamo semplificare, non possiamo passare la giornata a fare l'esegesi della moda pugliese). E per un bel po' tutto quello che era pugliese è stato il m</span><span style="font-family:georgia;">assimo. Tutti in Puglia a fare le vacanze, a mangiare, sposarsi, ballare, lavorare, e a fare tutte le cose elencate nel <span style="font-style: italic;">Gioca Jouer</span>.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Adesso si continua a parlare di Puglia, ma qualcosa sta cambiando.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Stavolta non lo so da dove sia iniziato tutto quanto. Figuriamoci se riesco a capire perché. Fatto sta che la gente impazzisce ancora per la Puglia, ma nel frattempo anche la Puglia sta in qualche modo impazzendo. E per questa pregressa relazione d'amore folle con la nostra regione, un po' tutti si sentono in diritto di giocarci, con le nostre sciagure, puntandoci addosso i riflettori e i ditini-Flanders già citati qualche riga più su.</span><a href="http://3.bp.blogspot.com/-I7kg_CthDvs/T4c0zAmN5OI/AAAAAAAAAVM/lWJ2V1PgqSw/s1600/ned-flanders-picture.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 193px; height: 217px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-I7kg_CthDvs/T4c0zAmN5OI/AAAAAAAAAVM/lWJ2V1PgqSw/s320/ned-flanders-picture.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5730607101790512354" border="0" /></a><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Un po' come quando incontri un personaggio famoso per strada e inizi a parlargli come se foste amici, facendoti anche una forchettata di fatti suoi, criticando le sue scelte come se dovesse dart</span><span style="font-family:georgia;">i delle spiegazioni. Insomma, avete capito la sensazione.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">È più o meno da un mese che l'immagine forse troppo patinata e un pelino campata in aria della Puglia è un po' incrinata. Puglia che - per quanto meraviglia delle meraviglie - è una regione stupenda come altre in Italia. Che so, il Molise, se soltanto esso esistesse davvero e non fosse una mistificazione di certe sette massoniche uzbeke.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Forse è iniziata più o meno con l'affaire Degennaro-Emiliano-cozze pelose. Il dileggio dell'Italia. Toh, il sindaco di Bari si fa corrompere da una chilata di cozze. Terùn. La vice</span><span style="font-family:georgia;">nda era ovviamente molto più complessa di così, e non si trattava di corruzione, e le cose in cui andare a scavare non erano le vasche piene di pesce del sindaco, ma le tasche di altra gente. Però alla fine sui giornali ci siamo finiti perché il signor Sindaco a Natale aveva la vasca piena di pesce ricevuto in dono.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Poi però la botta è arrivata sul serio: è arrivato il calciovergogna.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Calciatori, scommettitori, "tifosi" (e le virgolette sono d'obbligo), vari professionisti, coinvolti in un giro di compravendita delle partite del Bari calcio. No, la vicenda non è più complessa di così. </span><span style="font-family:georgia;">Si tratta di stronzi che fanno mercato sulle emozioni della gente. </span><a href="http://3.bp.blogspot.com/-5MCSPWwmF68/T4c0NzIeBpI/AAAAAAAAAVA/mxYhErcZhGc/s1600/andrea-masiello-autogol-calcioscommesse-calciopoli-serie-a-serie-b-arresti-indagini.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 214px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-5MCSPWwmF68/T4c0NzIeBpI/AAAAAAAAAVA/mxYhErcZhGc/s320/andrea-masiello-autogol-calcioscommesse-calciopoli-serie-a-serie-b-arresti-indagini.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5730606462520919698" border="0" /></a><br /><span style="font-family:georgia;">E ogni giorno, i tifosi veri subiscono un nuovo colpo. Spunta Mister</span><span style="font-family:georgia;"> X,</span><span style="font-family:georgia;"> quello che passava i soldi per comprare il risultato del derby Bari-Lecce (per intenderci: il derby Bari-Lecce è sentit</span><span style="font-family:georgia;">o cinque-sei volte in più rispetto a un normale derby). Poi spunta Mister Y, un altro che maneggiava soldi e truccava partite. Poi spunterà sicuramente Mister Z.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Un calciatore è finito in carcere perché ha ammesso che durante quella partita, la partita per cui i Tifosi si sono fatti un fegato tanto, ha segnato un autogol di proposito, per fare in modo che il Lecce vincesse e lui potesse incassare quanto pattuito.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">In tutto questo, come se non facesse già abbastanza schifo, ci sono anche degli ultras. Pare che alcuni di loro - fregandosene bellamente del calcio vero e proprio - siano coinvolti in questa losca compravendita. Secondo voi, un Tifoso vero, come si sente? Beh, io ne conosco un po', di Tifosi veri. Gente che - appunto - si fa un fegato tanto, gente che rinuncia al pranzo in famiglia quando Sky decide che il Bari deve giocare alle 12.30, anche se si muore di caldo. Gente che vive l'appuntamento col calcio come si vive una giornata di festa. Persone che ci credono sul serio, a quei colori, che seguono tutte le partite in casa e mettono da parte i soldi per le trasferte importanti, perché - dicono - la squadra ha bisogno di loro così come loro hanno bisogno della squadra. Già, ci spendono dei soldi. Non li guadagnano truccando i risultati, li spendono per andare a vedere uno spettacolo pensando che non sia tutto già scritto.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Ho parlato con loro, nei giorni caldi del calcioschifo. Si sentono tutti allo stesso modo, più o meno. Come quando la persona che ami ti tradisce.</span><a href="http://4.bp.blogspot.com/-TfVaaRyKbpY/T4c1KJ-ajuI/AAAAAAAAAVY/2WAm0I8V__4/s1600/Foto%2Bdi%2BLuigi%2BAbiuso.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-TfVaaRyKbpY/T4c1KJ-ajuI/AAAAAAAAAVY/2WAm0I8V__4/s320/Foto%2Bdi%2BLuigi%2BAbiuso.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5730607499444915938" border="0" /></a><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">"Qualcosa si è rotto", mi hanno detto alcuni. Una specie di indigestione, che richiede un periodo di disintossicazione. Per recuperare la fiducia e l'entusiasmo sinceri per poter stare con serenità sugli spalti a sudare o a puzzarsi di freddo.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">"Una piccola consolazione però c'è; è come quando vedi la tua donna distratta, assente…e ti fai delle domande e pensi sia colpa tua. Poi ti accorgi che semplicemente ti metteva le corna, la stronza".</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">"Quando l'amore ti tradisce, tu non puoi comunque impedire al tuo cuore di amare ancora. E il Bari non è Masiello. Il Bari è il Bari".</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">È una questione d'amore, quindi. Ci provo sempre, a <a href="http://adeledot.blogspot.com/2011/02/linter-e-limmortalita-dellanima.html">capire</a> la passione per il pallone. Anche se la passione non ce l'ho, forse sto riuscendo a capirla un po' meglio.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">La cosa che non capirò mai è il fuorigioco.</span><br style="font-family:georgia;"><br /><br style="font-style: italic; font-family:georgia;"><span style="font-style: italic; font-family:georgia;" >Grazie assai a Paolo, Micol, Corrado, Sergio (che prova anche a spiegarmi il fuorigioco da anni), Michele e Valerio per aver condiviso con me i loro pensieri. </span><br style="font-family: georgia;"><br style="font-family: georgia;"><br style="font-family: georgia;">Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-49288368326325876962012-03-31T16:25:00.006+02:002012-04-25T16:57:22.048+02:00La verità, vi prego, sulla Barbie - Barbie Pannocchia<span style="font-family: georgia; font-size: 100%; font-style: italic;">La vera storia, a puntate, dietro le Barbie di dubbia fattura.<br />Sono state messe sul mercato con un nome e una storia. Ma la verità è un'altra.<br />Sarò il Roberto Giacobbo dei vostri balocchi.</span><span style="font-size: 100%;"><br style="font-family: georgia;" /><br /><br style="font-family: georgia;" /><span style="font-family: georgia;">Tutti la conoscet</span></span><a href="http://2.bp.blogspot.com/-Evbw3Ijnlxo/T3cUnquC2qI/AAAAAAAAAUQ/iqMdjxmmdOE/s1600/Barbie%2BPannocchia%2B%2528Totally%2BHair%2529.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5726068122939742882" src="http://2.bp.blogspot.com/-Evbw3Ijnlxo/T3cUnquC2qI/AAAAAAAAAUQ/iqMdjxmmdOE/s320/Barbie%2BPannocchia%2B%2528Totally%2BHair%2529.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 320px; margin: 0 10px 10px 0; width: 282px;" /></a><span style="font-size: 100%;"><span style="font-family: georgia;">e come Barbie Totally Hair. Barbie Totalmente Capelli. A Bari l</span></span><span style="font-size: 100%;"><span style="font-family: georgia;">a chiamerebbero Barbie Capacchiona. </span><br style="font-family: georgia;" /><span style="font-family: georgia;">In realtà questa bambola nasce come Barbie Pannocchia. </span><br style="font-family: georgia;" /><span style="font-family: georgia;">Alla Mattel hanno pensato che la solita bionda chioma fosse un po' venuta a noia, dopo tanti anni passati a </span></span><span style="font-size: 100%;"><span style="font-family: georgia;">pettinare le bamboline (non a caso, la locuzione "pettinar le bambole" significa "perder tempo in attività oziose"); fu così che Fulvio Mattel decise di sostituire i capelli di Barbie con una pannocchia. </span><br style="font-family: georgia;" /><span style="font-family: georgia;">Era un'ottima annata per le pannocchie, per altro. Tutto il mondo non faceva che parlare di pannocchie. Erano o</span></span><span style="font-size: 100%;"><span style="font-family: georgia;">vunque. </span><br style="font-family: georgia;" /><span style="font-size: 100%;"><span style="font-family: georgia;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-qV-Tzr-bMkk/T3cVsQahWuI/AAAAAAAAAUc/VeKLSO6pf70/s1600/The%2BSimpsons%2Bcurtains.png"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5726069301289507554" src="http://4.bp.blogspot.com/-qV-Tzr-bMkk/T3cVsQahWuI/AAAAAAAAAUc/VeKLSO6pf70/s320/The%2BSimpsons%2Bcurtains.png" style="cursor: hand; cursor: pointer; display: block; height: 234px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 307px;" /></a></span></span><span style="font-family: georgia;">I capelli di Barbie Pannocchia erano lavabili. Ma anche qui c'era l'inghippo. Così come era fatale lavare i capelli delle ordinarie Barbie usando acqua calda (solo dopo anni, con l'arrivo del disincanto, scopri che sono di plastica e non veri, e che quindi se lavi la plastica con acqua calda, essa tende a stoppacciarsi trasformando i capelli di Barbie nell'epitome del crespo), allo stesso modo asciugando i capelli di Barbie Pannocchia col getto caldo del phon, essa diventava Barbie Pop Corn. </span><br style="font-family: georgia;" /><span style="font-family: georgia;">Ma a molte questo piaceva.</span></span>Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-50217341516828562332012-03-11T20:18:00.010+01:002012-03-11T20:49:52.338+01:00Il tempo passato a fare dolcetti non è mai "perdu"<span style="font-family:georgia;font-size:100%;">Nel suo <i style="mso-bidi-font-style:normal"><span style="text-transform:uppercase">à</span> la recherche du temps perdu</i>, Marcel Proust ha lasciato una memorabile <a href="http://livre.fnac.com/a230122/Marcel-Proust-Du-cote-de-chez-Swann">pagina di letteratura</a> (che i più gggiovani tra voi etichetteranno presto come “sbobbone indigeribile”) sulle madeleine.</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"><br />«Non poteva semplicemente dire “Va’ che bel biscottino, mi ricorda quand’ero piccolo!”?».</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"><br />No, perché così non se lo sarebbe ricordato nessuno, cretinetti, per quanto si tratti di un’intuizione semplice e universalmente condivisa.</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"><br />Certo, questo getta un ancor più fitto alone di mistero sul successo dei libri di Fabio Volo, ma tant’è.</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"><br />Il punto qui sono le madeleine. Proust ne assaggia una, e gli si riapre tutto il mondo della sua infanzia, inossidabilmente legato al sapore delizioso di quei dolcetti, a quando la zia Léonie, la domenica, gli dava un boccone di madeleine inzuppata nel tè. E dimentica la stanchezza, i disastri della vita, la mortalità stessa: </span> <blockquote style="font-family:georgia;"><span style="font-size:100%;"><i style="mso-bidi-font-style:normal">J’avais cessé de me sentir médiocre, contingent, mortel.</i></span></blockquote> <style> <!-- /* Font Definitions */ @font-face {font-family:Cambria; panose-1:2 4 5 3 5 4 6 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:auto; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:3 0 0 0 1 0;} /* Style Definitions */ p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-parent:""; margin:0cm; margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:"Times New Roman"; mso-ascii-font-family:Cambria; mso-ascii-theme-font:minor-latin; mso-fareast-font-family:Cambria; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-hansi-font-family:Cambria; mso-hansi-theme-font:minor-latin; mso-bidi-font-family:"Times New Roman"; mso-bidi-theme-font:minor-bidi; mso-fareast-language:EN-US;} @page Section1 {size:612.0pt 792.0pt; margin:70.85pt 2.0cm 2.0cm 2.0cm; mso-header-margin:36.0pt; mso-footer-margin:36.0pt; mso-paper-source:0;} div.Section1 {page:Section1;} --> </style><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"> <span style=" ;font-size:12pt;" >È</span> </span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">chiaro che il trucchetto stava nel fatto che Proust aveva legato alle madele<a href="http://www.flickr.com/photos/louview"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 213px; height: 320px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-3xGFuEKgNaE/T1z9kE4l-5I/AAAAAAAAAT4/SVmNpqyivbs/s320/Retour%2Ba%25CC%2580%2BParis%2Bn3-%2528c%2529%2BSimona%2BArdito.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5718724423081917330" border="0" /></a></span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">ine dei ricordi felici della sua infanzia, e mangiando quello stesso dolce dopo tanto tempo ha ri</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">svegliato quella stessa felicità nel suo cervello, sentendosi fuori dal tempo e felice come allora.</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"><br />Ma ho pensato che comunque, per essere così potente, quel dolcetto francese dovesse avere qualcosa di magico, a suo modo. </span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"><br />E così ho provato anche io a fare le madeleine.</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"><br />Ho setacciato <span style="font-weight: bold;">120 grammi di farina</span>, ci ho aggiunto <span style="font-weight: bold;">100 grammi di zucchero</span>, un pizzico di sale e <span style="font-weight: bold;">8 grammi di lievito per dolci</span>.</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"><br />Poi ho fuso <span style="font-weight: bold;">100 grammi di burro</span> (ecco, il profumo del burro fuso mi rende sempre felice, per un motivo che forse un giorno un bravo analista mi aiuterà a capire; forse perché è preludio di dolcetti), sbattuto<span style="font-weight: bold;"> 2 uova</span>, a cui ho aggiunto 7 gocce di <span style="font-weight: bold;">aroma alla vaniglia</span>. La ricetta originale prevede aroma alla mandorla, ma io sono una fan della vaniglia, siate buoni.</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"><br />Ho aggiunto alle polveri prima le uova e poi il burro. L’impasto deve essere liscio e quasi liquido, un po’ più liquido di una crema pasticcera, per intenderci. Per dare la giusta consistenza, si aggiunge del <span style="font-weight: bold;">latte (q.b.)</span>.</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;"><br />Ho fatto riposare in frigo il composto ottenuto per un’ora circa (anche mezz’ora andrà bene, ma non di meno). <a href="http://4.bp.blogspot.com/-kZWK2dVI_ZE/T1z9-SyQxmI/AAAAAAAAAUE/4jyl_7g8EnA/s1600/Madeleines%2528L%2529.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 214px; height: 320px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-kZWK2dVI_ZE/T1z9-SyQxmI/AAAAAAAAAUE/4jyl_7g8EnA/s320/Madeleines%2528L%2529.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5718724873490056802" border="0" /></a><br /></span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">Ho riempito per tre quarti le formine a forma di conchiglia dello stampo per madeleine che due dei miei più cari amici mi hanno portato da Parigi. </span><p style="font-family: georgia;font-family:georgia;" class="MsoNormal"><span style="font-size:90%;">Le madeleine cuociono per dieci minuti a 200° (prendono quella forma caratt</span><span style="font-size:90%;">eristica con </span><span style="font-size:90%;">quella <i style="mso-bidi-font-style:normal">panzetta</i> che a loro tanto sta bene) e altrettanti minuti circa a 180°; o comunque finché non le vedrete ben dorate anche sulla suddetta panzetta. </span></p> <p style="font-family: georgia;font-family:georgia;" class="MsoNormal"><span style="font-size:90%;"> </span></p> <p style="font-family: georgia;font-family:georgia;" class="MsoNormal"><span style="font-size:90%;">Quando le ho assaggiate, ebbra del profumo che si stava diffondendo da minuti in tutta la casa, non mi è venuta in mente l’infanzia di nessuno, ovviamente. E non mi sono sentita immortale, né fuori dal tempo.<br />Ma era perché dovevo ancora farcire le madeleine del mio personale ricordo, il click che riportava Proust al suo rapporto felice con la zia Léonie e con la vita.<br />Così le ho condivise con le persone che preferisco, che di bei ricordi me ne regalano ogni giorno. E ho visto i loro occhi e i loro sorrisi: adesso anche io potrò trovare un mondo felice dentro un dolcetto francese. </span></p>Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-15661306927024910012012-02-25T20:39:00.013+01:002012-02-25T21:44:52.093+01:00Cara Blanche...<a href="http://2.bp.blogspot.com/-ibLalxEo8EA/T0lD8X5VH_I/AAAAAAAAATg/h8X4A81E6kI/s1600/Blanche-Dubois-vivien-leigh.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 189px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-ibLalxEo8EA/T0lD8X5VH_I/AAAAAAAAATg/h8X4A81E6kI/s320/Blanche-Dubois-vivien-leigh.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5713172306781872114" border="0" /></a><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">“Ho sempre confidato nella bontà degli sconosciuti”, diceva Blanche Dubois in <span style="font-style: italic;">Un tram che si chiama desiderio</span>.<br />Blanche non parla della bontà di chi invece ti conosce: perché se uno ti conosce, fa presto a essere buono o meno buono di conseguenza. La cosa che mi sconvolge, e che Blanche invece trova tanto naturale, è quando qualcuno che non ti ha mai visto in vita sua decide di essere buono proprio con te. Senza motivo.<br />Magari solo perché ha avuto un buon risveglio, o perché trova la tua faccia simpatica, o perché ha meno problemi di te. O perché ha molti più problemi di te.<br />Se davvero tutti gli sconosciuti fossero buoni, partirebbe un circolo virtuoso di bontà che gli Snorky siamo-tutti-amici-e-perciò-felici sembrerebbero degli hooligans.<br />La vita reale è un po' diversa, per quanto anch'essa contempli l'esistenza degli hooligans e degli Snorky.<br />Così finisce che un giorno l'autobus non passa all'orario previsto. E piove.</span><br /><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">Ma tu incontri uno degli autisti d'autobus più gentili della storia, che ti raccatta disperata e gocciolante e in ritardo e ti accompagna fino alla fermata di un altro bus, quello che ti salverà la giornata. Si assicura che tu lo prenda e raccomanda la tua anima e le tue membra distrutte a un altro autista (ovviamente il secondo più gentile della storia) che farà in modo che nonostante tutto tu arrivi in ufficio in orario.<br />Ore dopo, tornando a casa, vedi che il bus sta arrivando alla ferm</span><a href="http://4.bp.blogspot.com/-n32jjUk9uUs/T0lEqZKr5HI/AAAAAAAAATs/Sk0prjuW5Tw/s1600/Tom%2BCruise%2Bexplosion.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 319px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-n32jjUk9uUs/T0lEqZKr5HI/AAAAAAAAATs/Sk0prjuW5Tw/s320/Tom%2BCruise%2Bexplosion.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5713173097397085298" border="0" /></a><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">ata prima di te, allora inizi a correre, con l'autobus alle tue spalle come la più classica delle esp</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">losioni in un film di Tom Cruise. Ma lui ti vede e non rallenta (proprio come le esplosioni </span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">nei film di Tom Cruise; anzi, secondo me Tom Cruise fa esplodere la roba, ve lo dico), e tu corri, con le tue gambette troppo corte per tenere il passo di un autobus.</span><br /><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">Ti supera persino un ciclista (cosa che a Tom Cruise non succederebbe mai). L'omino in bici però si gira verso di te e dice "Te lo faccio fermare?". Annuisci, incapace di emettere qualsiasi suono, dato che stai correndo da metri e metri e metri (molti di più di quelli che separan</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">o il letto di casa tua dal bagno, e quella è la distanza massima che sei abituata a correre). L'omino bussa sulla porta del bus, fa cenno all'autista come per dire "Guarda che qua c'è una disperata che deve salire o schioppa sul posto". E così l'omino in bici ti salva. Raccogli il fiato necessario per lanciargli un "Grazie!" e sali leggiadra come Oriella Dorella.<br />Tu mi dirai, Blanche, che da questa storia si evince che è vero che gli sconosciuti sono buoni. Io ti dirò che pure gli autisti dei bus che non sono passati/non mi avrebbero aspettata erano degli sconosciuti.<br /></span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">Sarà che tu sei donna di tram e io di bus, ma g</span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">li sconosciuti sono anche dei gran fetenti, Blanche. La bontà è distribuita a casaccio. Il bello è trovarla.</span>Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-4714382917942796422012-01-31T20:01:00.005+01:002012-01-31T20:08:41.982+01:00L'autobus e l'autoroscopo<span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">Agli oroscopi non ho mai creduto. Quando nasci, più che la posizione delle stelle, conta quella dell’ostetrica che ti deve raccogliere all’uscita. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">E se con una persona ci vai d’accordo, non dipende certo dal giorno in cui siete nati anni e anni prima. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Ma c’è stato un momento preciso in cui sono passata dall’indifferenza per gli oroscopi all’idiosincrasia. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">È successo all’inizio di gennaio, con l’oroscopo di Paolo Fox. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">È lunedì, il lunedì dopo l’Epifania; oggi riprendo a lavorare a pieno regime dopo un periodo di orari insolitamente flessibili. Per di più, ora lavoro in un nuovo ufficio, che si trova dalla parte opposta della città. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Così sono alla fermata di un autobus di mattina presto, molto presto: è ancora buio; ho due borse che mi pesano sulle spalle, e ho un sonno schiacciante; ma per fortuna ho la radio a tenermi compagnia mentre aspetto il bus. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Che ancora non passa. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Per fortuna è presto, avevo calcolato questo simpatico ritardo rispetto agli orari scritti sul </span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">tabellino. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Ce la farò, ad essere in ufficio alle otto. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Intanto inizia a fare giorno. E continuano a passare bus di ogni numero, tr</span></span><a href="http://2.bp.blogspot.com/-M1MspczMy3c/Tyg6xhF96kI/AAAAAAAAASw/QiqzukMRYOk/s1600/PaoloFox.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 239px; height: 175px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-M1MspczMy3c/Tyg6xhF96kI/AAAAAAAAASw/QiqzukMRYOk/s320/PaoloFox.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5703873550436133442" border="0" /></a><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">anne il mio. </span></span><span style="font-size:100%;"><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">E la radio contin</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">ua a tenermi compagnia. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Sono le otto e venti. Aspetto da un’ora e quaranta minuti, ho le spalle sbricio</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">late dal peso delle due borse (<span style="font-style: italic;">par condicio del dolore</span>, si chiama), fa freddo e sta iniziando a piov</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">igginare: acqua neve. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">E Paolo Fox, alla radio, sta leggendo l’oroscopo del giorno. La sua voce è allegra, squillante, ottimista…ecco, ecco: il mio segno, sentiamo.</span></span><span style="font-size:100%;"><br style="font-family:georgia;"><span style=" font-style: italic; font-weight: bold;font-family:georgia;" >“Scorpione: oggi per voi sarà una giornata splendida, davvero fortunata!”<a href="http://www.ryanrouse.com/"><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;"><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;"><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 214px; height: 320px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-YN7HbNIlmLM/Tyg7nfF6bpI/AAAAAAAAATU/soXYtYUpTO8/s320/ryan_rouse_rain.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5703874477611970194" border="0" /></span></span></span></span></span></span></a></span><span style="font-family:georgia;">E io, alle otto e venti, in piedi come uno stoccafisso da un’ora e quaranta, con le spalle</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;"> sbriciolate dal peso delle borse, col sonno </span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">schiacciante, col freddo nelle ossa e sotto l’acqua neve, in ritardo mostruoso per la prima volta dopo anni di onorato servizio, stacco via l’auricolare e dichiaro eterna guerra a Paolo Fox e ai maledettissimi oroscopi. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Lo decido io, se è un giorno fortunato. E oggi, caro Paolo Fox, per questo Scorpion</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">e in particolare è una giornata di mer*a. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Dunque, siccome lo decido io, ho deciso anche che ognuno può essere il Paolo Fox di se stesso e farsi l’autoroscopo.</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Le regole sono un po’ diverse dall’oroscopo vero e proprio; la sola cosa in comune è la pressoché totale assenza di fondamento scientifico. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Prendetevi cinque minuti e pensate alle cose che secondo voi <span style="font-style: italic;">verosimilmente</span> potrann</span></span><a href="http://4.bp.blogspot.com/-zp6akGfDwO4/Tyg6_bdMwEI/AAAAAAAAAS8/rjUnbi9StzY/s1600/Konata.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 300px; height: 168px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-zp6akGfDwO4/Tyg6_bdMwEI/AAAAAAAAAS8/rjUnbi9StzY/s320/Konata.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5703873789441130562" border="0" /></a><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">o succedervi domani. Non siate gnorri, qualche previsione la potete fare. “Avrò mal di testa” se sapete che stasera berrete un po’; “Mi sentirò triste”, se vi sentite tristi e pensate che nulla possa tirarvi su anche domani; “Sarò di buonumore”, se sapete che domani a lavoro arriverà una fornitura di cialde speciali per le macchinette del caffè; </span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">“Attenzione alla tachicardia”, se sapete che abuserete delle suddette cialde speciali della macchinetta del caffè. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Il giorno dopo, poi, verificate quanto di quello che avete previsto si è avverato. In più, scoprirete di voi stessi più cose di quante qualsiasi paolofox potrà mai venirvi a dire sulla sola base del vostro giorno di nascita.</span><br style="font-family: georgia;"><br style="font-family: georgia;"><br style="font-family: georgia;"></span>Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-89257760866186144162012-01-15T16:38:00.008+01:002012-01-15T17:48:18.969+01:00Come stai?<span style="font-size:100%;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-somepmiZnDM/TxMB7cjUpDI/AAAAAAAAASk/_Ic6fgbiXig/s1600/Housewife1.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 320px; height: 305px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-somepmiZnDM/TxMB7cjUpDI/AAAAAAAAASk/_Ic6fgbiXig/s320/Housewife1.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5697900074342065202" border="0" /></a></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">Il galateo stabilisce una serie di regole talvolta molto utili. Apparentemente incomprensibili, ogni tanto, ma spesso conviene attenervisi (quando la smetterò di coniugare i verbi attaccandoci ventisei particelle, non lo so).</span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Il galateo, spesso, indica anche quali argomenti usare per fare conversazioni superficiali con gli altri esseri umani e quali evitare assolutamente. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Si parla del tempo, ad esempio, ma non si parla mai di politica o religione quando si sta a tavola. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">C'è una cosa importante, però, che sfugge a tutti i manuali di buona educazione (e <span style="font-style: italic;">se mi sbaglio, mi corrigerete</span>). </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">E cioè che "Come stai?" non è una frase di circostanza. "Come stai?" è una domanda vera, che prevede dunque un reale interesse da parte di chi la fa e dei presupposti a rispondere sinceramente da parte di chi se la sente porre. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Perciò non chiederei mai "Come stai?" a qualcuno di cui non mi interessa un accidenti. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Non si chiede "Come stai?" alla gente tanto per fare conversazione. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">Ché magari in fondo uno si aspetta di sentirsi dire "Tutto bene e tu?" e magari poi ce la si può sbrigare con un "Non c'è male" e chiuderla lì. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">E magari non è vero né che va "Tutto bene", né che "Non c'è male". E allora che senso ha. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">O peggio ancora, non si chiede "Come stai?" soltanto per ricevere poi la stessa domanda e potersi così sfogare raccontando i fatti propri. </span><br style="font-family:georgia;"><span style="font-family:georgia;">"Come stai?" non è una domanda-riempitivo come "Fastidiosa questa pioggia, eh?". </span><br style="font-family:georgia;"><span class="st" style="font-family:georgia;"><em></em></span><span style="font-family:georgia;"> </span></span><style> <!-- /* Font Definitions */ @font-face {font-family:Cambria; panose-1:2 4 5 3 5 4 6 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:auto; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:3 0 0 0 1 0;} /* Style Definitions */ p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-parent:""; margin:0cm; margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:"Times New Roman"; mso-ascii-font-family:Cambria; mso-ascii-theme-font:minor-latin; mso-fareast-font-family:Cambria; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-hansi-font-family:Cambria; mso-hansi-theme-font:minor-latin; mso-bidi-font-family:"Times New Roman"; mso-bidi-theme-font:minor-bidi; mso-fareast-language:EN-US;} @page Section1 {size:595.0pt 842.0pt; margin:70.85pt 2.0cm 2.0cm 2.0cm; mso-header-margin:35.4pt; mso-footer-margin:35.4pt; mso-paper-source:0;} div.Section1 {page:Section1;} --> </style> <p class="MsoNormal" style="font-family:georgia;"><span style="font-size:100%;"><em style="font-family:georgia;"><span style="font-style: normal;">È</span></em><span style="font-family:georgia;"> una domanda vera, e non bisognerebbe farla, se non si è pronti a ricevere una risposta vera.</span><br /></span></p><span style="font-size:100%;"><br style="font-family: georgia;"></span>Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-67680857831322279782011-12-22T20:08:00.006+01:002011-12-22T21:49:15.281+01:00Cose divertenti(!) che non farò mai più(?)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.aqualcunopiacecinema.it/joomla/images/stories/v-w-x/Vacanze_di_Natale_a_Cortina_locandina.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 229px; height: 325px;" src="http://www.aqualcunopiacecinema.it/joomla/images/stories/v-w-x/Vacanze_di_Natale_a_Cortina_locandina.jpg" alt="" border="0" /></a>L'ho fatto. Non giriamoci troppo attorno: sono andata al cinema e ho visto "Vacanze di Natale a Cortina".<br />Sì.<br />Vederli in tv, i cinepanettoni, è un conto. Già fatto, già visto.<br />Ma almeno una volta nella vita bisognerebbe provare a vederli al cinema.<br />Quando uno è attratto dai ricami sull'orlo del baratro, c'è poco da fare. Tocca dargli un complice, e spingerlo giù.<br /><br />"Salve…ho una prenotazione per…ehm…ecco, sì, un attimo…"Vacanze di Natale a Cortina", ecco."<br />"Controllo subito il codice della prenotazione…Adele, giusto?"<br />"Ehm…sì, sono io, sì…" - pausa - "Ieri però sono venuta a vedere "Le Idi di Marzo", eh."<br />Niente, non s'impressiona. Ieri era ieri, oggi è oggi. Mi dà i miei biglietti per il cinepanettone e mi augura buona serata.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-1IPR6_5_J8w/TvOTXX7CLEI/AAAAAAAAASY/CD-KTU13THs/s1600/Le%2Bidi%2Bdi%2BMarzo%2Be%2BVacanze%2Bdi%2BNatale.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 214px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-1IPR6_5_J8w/TvOTXX7CLEI/AAAAAAAAASY/CD-KTU13THs/s320/Le%2Bidi%2Bdi%2BMarzo%2Be%2BVacanze%2Bdi%2BNatale.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5689052784066964546" border="0" /></a><br />Al cinema, la prima cosa da fare è spegnere il telefono. Lo sanno tutti.<br />"No! Che fai!", mi intima il Virgilio di questo mio Inferno di <span style="font-style: italic;">fascioli e coti</span><span style="font-style: italic;">che</span>.<br />Durante il cinepanettone il telefono non si spegne: lo sanno tutti.<br />Lo spengo comunque, non ce la posso fare.<br />E poi si spengono le luci, <span style="font-style: italic;">non</span> tacciono le voci (figurati) e nel buio sento sussurrar: "Chiami', sta a chmenz'!" ("Guarda, sta iniziando!" in antico dialetto barese con lieve inflessione Klingon).<br /><br /><span style="font-weight: bold;">- La platea</span><br />Moltissimi gli adolescenti, tutti felicissimi di ballare ogni volta che la musica va avanti per più di due secondi. Tutti molto felici delle cadute sulla neve, e - ça va sans dire - in delirio per ogni "mortaccitua".<br />Mi accorgo che in sala ci sono anche dei bambini quando, dopo un serrato dialogo sullo schermo che si conclude con un "'Sto cornuto!", una vocina nel buio dice "Papà...?".<br />Durante il cinepanettone, il telefono non solo resta acceso, ma si usa. Se lo lasci acceso, è peccato non sfruttarlo. Che so, per chiamare qualcuno per fargli sentire una scena, o per mettersi d'accordo sulla serata, o magari per litigare sull'orario di rientro a casa.<br />In effetti non è stato fastidioso: sono riuscita a seguire comunque la trama.<br />Soffermiamovicisi.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">- La trama</span><br />Corna, crisi, parvenu, mortaccitua, sedicenti vip, equivoci, stereotipi Nord-Sud.<br />Ah, poi a un certo punto c'è anche una parte in cui un magnate dell'industria rischia di mandare in rovina la nazione intera per via del suo attaccamento alle donne.<br />Pausa.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.film.tv.it/video/preview/FTC286901-1.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 372px; height: 209px;" src="http://www.film.tv.it/video/preview/FTC286901-1.jpg" alt="" border="0" /></a><br />A proposito dello stereotipo Nord-Sud, invece, quest'eterna dicotomia è brillantemente riassunta in una scena.<br />Christian De Sica, romanissimo marito pseudo-cornuto in trasferta a Cortina, per sbaglio passa col suo suv su una pozzanghera, schizzando così il romanissimo Ricky Memphis, che lo apostrofa con un romanissimo "A CORNUTACCIO!".<br />De Sica si affaccia dal suv, ferito nell'onore di cornuto: "Ma limortaccitua!" (risate).<br />Memphis: "Ma che, sei de Roma?".<br />De Sica: "No, so' de Borzàno!".<br />A pensarci prima, io ci avrei fatto lo spot ministeriale per il centocinquantesimo dell'Unità d'Italia.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">- Christian De Sica</span><br />A rischio di sembrare sua zia, lo dico: assomiglia sempre di più a suo padr<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.100cinema.it/uploads/vacanze-di-natale-a-cortina2.png"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 304px; height: 200px;" src="http://www.100cinema.it/uploads/vacanze-di-natale-a-cortina2.png" alt="" border="0" /></a>e. Mi dispiace sempre un po', vederlo in questo genere di film, ma queste sono considerazioni troppo personali. Va sottolineato, però, che anche nei varii "Vacanze di Natale a <span style="font-style: italic;">in</span><span style="font-style: italic;">serire località a scelta</span>", non sfugge al suo dna. Il volto trasfigurato in un melodramma esagerato per ottenere un effetto comico: quella lì, quell'espressione lì, è proprio identica a quella di Vittorio. E Vittorio De Sica ha recitato anche (questo è vero, <span style="font-style: italic;">anche</span>) in film che non erano molto più "elevati" di questo; corna, inciuci, uomini di una certa età che vanno dietro a ragazzine che potrebbero esser loro figlie: "Pane amore e…<span style="font-style: italic;">inserire compa</span><span style="font-style: italic;">natico</span>". Certo, non c'erano limortaccitua, il product placement (il primo marchio compare dopo 30 secondi netti dall'inizio dei titoli di testa) e tante altre cose. Ma quei film di pane amore e qualcosa venivano snobbati più o meno quanto oggi si snobba il panettone. Ogni epoca ha i suoi carboidrati da snobbare.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">- I sedicenti vip</span><br />Meritano uno spazio a parte. Alfonso Signorini e Simona Ventura, in plasticati e gioiosissimi cameo di poche pose, per fortuna. Per un paio di secondi, però, va detto che Signorini quasi ci sta dentro. Recita se stesso, in fondo: come sempre.<br />Ma poi, la cena. La scena che vale tutto il film, tutto lo sforzo di dire alla cassiera del cinema "Sì, ho prenotato per vedere "Vacanze di Natale", perdincibacco!", è quella della cena in un prestigioso hotel di Cortina i cui commensali sono le contesse De Blanck - sì, <span style="font-style: italic;">madre e figlia</span> - lo stilista mummia-di-se-stesso Renato Balestra, il principe-prezzemolino Carlo Giovannelli e lui, il maestro di cerimonie, Emanuele Filiberto. Stoico nel suo volersi riciclare in qualche ruolo, eccolo recitare con la verve e l'espressività di una tendina da doccia.<br />Ma, del resto, sappiamo tutti che la sua vera vocazione è il canto.<br />A tal proposito, e senza alcun motivo, prendiamoci una meritata pausa musicale gustandoci una sua vecchia esibizione.<br /><iframe src="http://www.youtube.com/embed/aWJfLstlWxg" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" width="560"></iframe><br /><br /><br />La cena, dicevamo. Vedendo il principe Giovannelli "recitare" anche le virgole (un po' come una Cameriera Secca di sangue blu), la contessina Giada De Blanck che non riesce a recitare una stretta di mano, sbagliando i tempi come nella migliore festa delle medie; la De Blanck madre che allunga ogni vocale sperando di dare così più enfasi alle sue battute; Emanuele Filiberto che mentre recita non muove gli occhi; le ragazzine bionde sedute accanto a me che continuano a messaggiare con la suoneria a tutto spiano; i ragazzi seduti alle mie spalle che si aggiornano via internet sull'andamento della partita dell'Inter; beh, vedendo tutto questo, mentre la sala intera è nell'unico suo momento di silenzio, io scoppio a ridere. Fortissimo. Di gusto.<br /><br />Quindi sì: andare a vedere il cinepanettone al cinema fa ridere.Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-59742205887484468862011-11-20T15:54:00.004+01:002011-11-20T16:08:59.177+01:00Adriana, vuoi favorire?<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://fbcdn-sphotos-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/319276_261641307216758_171921062855450_695934_365103014_n.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 500px; height: 300px;" src="https://fbcdn-sphotos-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/319276_261641307216758_171921062855450_695934_365103014_n.jpg" alt="" border="0" /></a><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">Qualche giorno fa, la top model Adriana Lima (trent'anni e madre di una figlia) ha <a href="http://fashion.telegraph.co.uk/news-features/TMG8872623/Victorias-Secret-show-What-does-it-take-to-be-a-Victorias-Secret-Angel.html">dichiarato</a> alla stampa che - per i nove giorni precedenti una sfilata - segue una "dieta" di soli liquidi. E il giorno prima non mangia niente. </span> <span style="font-family:georgia;"><br />Al di là di quanto questo possa fare male a te, Adriana, hai pensato a quanto possa fare male a chi ti legge? Non importa che tu abbia aggiunto "Ma voi non fatelo, eh". Non importa, quando chi ti legge ha sedici anni e una percezione distorta di sé, sempre troppo</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;"> grassa. Tu sei una gran figa, e chi ti legge vede che per essere una gran figa, magra, ci si affama per nove giorni, buttando giù un sorso di succo di qualcosa quando ti senti svenire. </span> <span style="font-family:georgia;"><br />E' così che risponderai a tua figlia quando ti chiederà come fai a essere così bella?</span> <span style="font-family:georgia;"><br />Chi ti legge, Adriana, non capisce che fa male e quanto faccia male. Ti vede figa e associa queste due cose: figaggine e digiuno. Perché ci vuole poco, pochissimo, cara Adriana, a sm</span></span><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/-mJR9lLYcx7s/TskXQ2RzCVI/AAAAAAAAASM/L7M-OhsMXfs/s1600/Fusilli%2Bfunghi%2Bcrema%2Bdi%2Bformaggio%2Be%2Bnocciole%2B%2528L2%2529copia.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 214px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-mJR9lLYcx7s/TskXQ2RzCVI/AAAAAAAAASM/L7M-OhsMXfs/s320/Fusilli%2Bfunghi%2Bcrema%2Bdi%2Bformaggio%2Be%2Bnocciole%2B%2528L2%2529copia.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5677094383492729170" border="0" /></a><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">ettere di mangiare, a sentirsi forti perché si è più forti della fame, a sentirsi belle perché sporgono le ossa, a sentirsi invincibili perché non si cede e la bilancia continua a scendere. Ci vuole meno di quello che pensi. Meno del tempo che ci metti a formulare una frase così pericolosa.<br /></span> <span style="font-family:georgia;">L'esercizio fisico, Adriana. Quella è una cosa saggia, peccato che si perda dietro la mostruosità del tuo sbandierato digiuno. </span> <span style="font-family:georgia;"><br />Fa' un po' di esercizio, Adriana. Metti a rosolare dei funghi. Intanto fa' sciogliere del Parmigiano grattuggiato in un pentolino con un po' di latte a fiamma bassis</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">sim</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:georgia;">a. Per tenere toniche le braccia, poi, trita finemente delle nocciole tostate. </span> <span style="font-family:georgia;">Cuoci della pasta, e saltala in padella coi funghi, la crema di formaggio e una parte delle nocciole. Impiatta e guarnisci col resto delle nocciole tritate. </span> <span style="font-family:georgia;"><br />Mangia, Adriana. Sono sicura che sarai ancora più figa.</span></span>Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8670127626186037222.post-20635934830476617442011-11-14T07:11:00.006+01:002011-11-14T07:24:16.337+01:00Averetrentanni<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/-lIk0AypLPVg/TsCyNKC8i-I/AAAAAAAAARc/MPmfGe1RrCM/s1600/belated%252Cbirthday%252Cforgot%252Cremembered%252Chaha%252Cyeah-783f42f0a9b8c4dec5e5c0e2706a1d5c_h.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 243px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-lIk0AypLPVg/TsCyNKC8i-I/AAAAAAAAARc/MPmfGe1RrCM/s320/belated%252Cbirthday%252Cforgot%252Cremembered%252Chaha%252Cyeah-783f42f0a9b8c4dec5e5c0e2706a1d5c_h.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5674731469591579618" border="0" /></a><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">Mentre l'Italia passava dall'era Berlusconi all'era "Mari o Monti", anche io </span><span style="font-family:georgia;font-size:100%;">nel mio piccolo passavo da un'era all'altra.<br />Dall'"era giovane" all'"è vecchia". Ho compiuto trent'anni, non stiamo tanto lì a menare il can per l'aia.<br />Ma forse non tutti sanno che, a compiere trent'anni, ci si guadagna rispetto all'averne ventinove (che, per il resto, è solo un anno in meno: capirai che cambia).<br />Ecco una lista di ciò che ci andrete a guadagnare, mie care donzelle sull'orlo di una inutilissima crisi di nervi.</span><br /><br /><span style="font-family: georgia;font-size:100%;" >- <span style="font-style: italic;">Signoramia</span>. Con buona pace della Signora Tabacchino, della Signora Salumeria, della Signora Panificio e della Signora Pizzeria, finalmente posso essere chiamata "Signora" avendone diritto; "Ciao, Signora", mi dicono sempre costoro. Bene, secondo il galateo, a trent'anni una donna la devi chiamare "Signora" per forza, anche se non è sposata. Se no fa troppo zitella patetica. Quindi ora non solo hanno il diritto di chiamarmi "Signora", ma ne hanno anche il dovere: e "Ciao, Signora" è un saluto bellissimo.</span><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/-tcZX_KxRlOc/TsCyeyRAvWI/AAAAAAAAARo/L51Cgl8F334/s1600/old_lady1.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 308px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-tcZX_KxRlOc/TsCyeyRAvWI/AAAAAAAAARo/L51Cgl8F334/s320/old_lady1.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5674731772445769058" border="0" /></a><br /><br /><span style="font-family: georgia;font-size:100%;" >- La cartoleria. Per i trent'anni fanno bigliettini d'auguri appositi, che comunque sono lieta di non aver ricevuto.</span><br /><br /><span style="font-family: georgia;font-size:100%;" >- Il rispetto. Nelle discussioni, quando si perde la brocca, si tende a invocare rispetto su di sé adducendo motivazioni completamente campate in aria: i titoli, alzarsi presto, e l'età (soprattutto se maggiore di quella dell'avversario). Sono laureata e mi alzo all'alba. Con "Ci ho trent'anni" guadagno un punto nella battaglia.<br />La scena andrà così: "E porta rispetto: ché sono dottoressa, mi alzo alle sei e CIOTRENTANNI!".<br /><br />- L'immunità. Si è immuni alla frase "Eh, ma ora è tutto un tracollo verso il baratro"; perché tanto me l'hanno detto a venti, a venticinque e pure a ventisette.</span><br /><br /><span style="font-family: georgia;font-size:100%;" >- Il plagio. I trenta sono proprio l'età della simpatica carampana non troppo vecchia, ma vecchia abbastanza da poter dire di saperne di più delle ventenni (anche quando non è vero); in ogni caso, vinci, perché puoi deviare la loro psiche con una certa autorità.<br /><br />- La pietà suprema. Puoi scatenare la pietà delle zie perché a trent'anni suonati non sei sposata. Il vantaggio? Farsi coccolare randomicamente da tutte loro come se anche a te dispiacesse.</span><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-1Egjg-Kz7hY/TsCzr4Bv0yI/AAAAAAAAASA/Npg0FUjaJdw/s1600/Old%2Blady2.png"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 168px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-1Egjg-Kz7hY/TsCzr4Bv0yI/AAAAAAAAASA/Npg0FUjaJdw/s320/Old%2Blady2.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5674733096842285858" border="0" /></a><br /><span style="font-family: georgia;font-size:100%;" ><br />- Relativismo gravitazionale. Se il tuo corpo non regge, puoi incolpare l'età: "Ou, ciotrentanni!". Se il tuo corpo regge ancora bene, invece, puoi correre nella piazza principale di un paesino a scelta del nostro bello stivale e vantarti: "Ou, ché ciotrentanni!".<br /><br />- La scienza. E' pieno di studi scientifici, sui trentenni. Se per caso ora mi ponessi una domanda su me stessa, sicuramente troverei la risposta in uno studio scientifico. Perché quasi tutti gli umani mi danno allergia? Perché alcuni di essi mi fanno venire voglia di scolarmi sei white russian di fila? Qual è il mio piatto preferito? Che fine ha fatto Carmen Sandiego?<br />Io, di studi sui ventottenni, non ne ho mai visti. A noi invece ci vogliono studiare tutti. Un motivo ci sarà. Vi farò sapere.</span>Sushiko - Adele Meccariellohttp://www.blogger.com/profile/14641240662500212449noreply@blogger.com0