Tutelare il vecchio o promuovere il nuovo ?

Repubblica di oggi, a firma Turani

…un bel libro uscito qualche settimana fa (Talento da svendere, Einaudi). L´autrice, Irene Tinagli, è italiana, ma fa la ricercatrice presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh. La sua tesi è che l´Italia non ama il talento, non lo coltiva e, a conti fatti, il paese si rifiuta di entrare in quella che si è soliti chiamare "la terza rivoluzione industriale", fatta di globalizzazione, informatica, Internet, servizi. E, soprattutto, di talenti, cioè di gente brava e capace. Che può lavorare tanto a Roma quanto a New York o a Sidney, insomma "globalizzata", collegata con la cultura e il sapere del resto del mondo….

L´Italia, a tutti i livelli sembra non amare il "nuovo", ciò che sarà determinante domani. E questo a tutti i livelli. Imprenditori, politici, intellettuali sembrano tutti riposare dentro una pigrizia impossibile da scuotere.
In ogni caso la faccenda sembra non essere importante perché quando il bravo ingegnere va a lavorare si trova in un ambiente in cui lo stipendio aumenta in base all´anzianità e non in base al merito o al talento dimostrato.

…i casi che ho appena ricordato prima di Tiscali, Fastweb, e delle reti di telefonia cellulare suonano purtroppo a conferma delle sue analisi. Grazie a alcuni pionieri, avevamo messo un piede dentro la "terza rivoluzione industriale", ma poi abbiamo rapidamente passato la mano a altri.
E nessuno ha mosso un dito (o un miliardo) per fermare questa deriva.
Invece, proprio in questi giorni vengono rinviati a giudizio, varie persone (dall´ex governatore di Bankitalia all´ex capo di Unipol-Coop) per aver cercato di impedire in ogni modo che la Banca Antonveneta finisse in mani straniere (come se all´Italia mancassero le banche). Allora, intorno a quella vicenda, come a quella analoga della Bnl, ci fu una forte mobilitazione di personaggi avvolti nel tricolore a difesa della sacra italianità di due banche. Con i politici, ovviamente, in primo piano.
Quando invece a andarsene all´estero sono pezzi del nostro futuro, non si mobilita nessuno e tutti considerano normale che ciò avven

…Bisognerebbe avere la forza (e l´intelligenza) di investire anche qualcosa su quello che sarà importante domani e non solo su quello che è stato importante ieri.

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4 thoughts on “Tutelare il vecchio o promuovere il nuovo ?”

  1. Vincenzo Vicedomini

    …Faccio presente che un neo-ingegnere viene in genere assunto con contratto tipo metalmeccanico anche se si occupa di progettazione software o di elettronica !
    Tutto questo effettivamente non valorizza nè motiva … Io proporrei di applicare le tariffe del contratto metalmeccanico anche alle indennità parlamentari …in fin dei conti il parlamento è “la forgia” del nostro sviluppo (inviluppo).

  2. Vado controcorrente. E` vero, il nostro paese in generale ama il vecchio ma il vero problema riguarda, nell’ordine, il settore energia ed ambiente e poi la parte produttiva.
    Da certi punti di vista (salvo eccezioni quali zone dove il paese non ha il reale controllo del territorio) si individua una nuova sensibilità verso l’ambiente. La politica e` ormai entranta in una zona post moderna (classe politica che tende a sopravvivere a se stessa e controllo dei media). Dopo essere stati sbeffeggiati per anni ci stanno seguendo nel populismo anche paesi quali russia, francia e stati uniti (si obama e` nuovo ma e` molto populista, mentre McCain e` tutt’altro che nuovo).
    Direi che il nostro paese, dopo gli anni 60 ha saltato gli anni 80/90 quelli del vero sviluppo e della punta di ricchezza dei paesi occidentali. Ormai tutti i paesi OCSE sono in arretramento e si stanno arroccando come noi (dazi, protezione, intolleranza al diverso).
    Il nuovo e` la Cina, l’India, forse il Brasile e Messico.
    Siamo franchi.
    Abbiamo perso il treno ed ormai non troveremo mercato per 60 milioni di operatori tecnologici
    Punterei su ripulire l’ambiente e sul turismo e artigianato
    Mi preoccupa molto piu il Brunello del FTTH…
    E` una provocazione ma vorrei facesse riflettere anziche subire attacchi pregiudiziali

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