Benvenuti!
Met� gennaio, cinque gradi sotto zero nel cortile dell'ospedale.
L'infermiera ha finito il servizio notturno e non vede l'ora di essere a casa. Si avvolge nel cappotto ed affronta il breve tragitto. Vede da lontano il senegalese accosciato a terra, in un angolo un po' riparato dalla bora che soffia le sue potenti raffiche.
Ha, come sempre, un fare gentile e non chiede nulla, pur accettando l'offerta, se gli � data. Si stringe nei panni scompagnati e il suo sorriso mite emerge, quella mattina, da una sciarpa quasi elegante.
"Negri sfaticati, non bisogna dargli soldi, che vadano a lavorare, cosa credono, di trovare l'America qui!".
Armeggiando nella borsetta, le ronzano nella mente le frasi crudeli, trite e ritrite; gli allunga la mano per passargli l'obolo che, in ogni caso, ha deciso di dare a chi pare nel bisogno.
E' gi� passata oltre, quando si sente richiamare: "Ehi, bona mama!"
Si ferma a malincuore, rannuvolata: si volta verso di lui e lo vede annaspare fra alcune borse di plastica, alzarsi e - con un piccolo inchino interrotto da brividi squassanti - porgergliene una, nella quale s'intravede un panettone.
"Io regalo te".
La donna � interdetta e balbetta scioccamente: "Tu mi fai un regalo, tu a me?"
Il negro le tocca la mano, nel gesto di passarle i manici annodati della borsa e dice: "Tanta bona gente. Tanti regalano me panettoni, io troppi panettoni�"
Il suo sorriso storto � ancora pi� grande e lei non pu� spegnerlo con un rifiuto, n� mortificarlo con un'altra moneta. Gli sorride e gli stringe brevemente le dita nel passaggio della borsa.
Si ritrova, allegra, a dondolare un regalo di Natale fuori tempo: le pare di non sentire pi� alcuna stanchezza.